Cari amici di florablog ultimamente ho notato su alcuni siti internet un crescente interesse in America per “L’orto urbano” o come dice qualcuno, la “fattoria metropolitana”, pertanto ho riportato alcune notizie che mi hanno particolarmente incuriosito e che, sono certo, interessaranno anche molti di voi.
Negli Stati Uniti c’è stata un’impennata nelle vendite di sementi ormai da due anni. Perchè? Perchè gli americani hanno deciso di coltivare i giardini “a orto” e infatti dietro casa, al posto dei canestri da basket che avevamo imparato a conoscere nei film, hanno fatto il loro ingresso piccole serre, asparagiaie, pomodori e fagiolini. Voglia di creare verde, desiderio di mangiare sano o di distinguersi, tentativo di risparmiare e consumare cibo sano a km 0. C’è tutto questo ed altro alla base di questa nuova moda, ma facciamo un giro e scopriamo di cosa si tratta.
Innanzitutto è stato lanciato il “manifesto” degli agricoltori metropolitani, lo ha pubblicato, pensate, il “New York Times” con un articolo di Michael Pollan, un giornalista decisamente a favore dell’orto cittadino. Contemporaneamente un liceo americano sulla 74esima strada, piantava sul proprio tetto un orto di grandi dimensioni. Chi degli studenti vuole partecipa alle lezioni di ortocoltura e, chi non vuole gode comunque di questa straordinaria iniziativa scolastica perchè l’orto sul tetto rifornisce la mensa della scuola. Chissà se piantano solo insalata e fagiolini! Ma andiamo avanti. Un signore, scherzando scherzando, è stato talmente bravo nella cura delle api che è finito sul New Yorker, infatti da un’arnia nell’Upper West Side ha ricavato 70 kg di miele; adesso ha un banchino su Columbus Avenue e la domenica mattina vende pappa reale, miele e saponi. Tantissimi i suoi clienti e buonissimo il suo miele e come risultato si è occupato di lui, come abbiamo appena detto, il mitico New Yorker. Il miele di Manhattan, pensate, a New York… Passando da iniziative come East New York Farms o Greenthumb, gli orti urbani spuntano sempre più numerosi a Brooklyn, nel Queens, nel Bronx, sui tetti e sulle terrazze. Vengono utilizzati anche i cortili di asfalto e cemento, perché con quattro assi di legno inchiodate tra loro e un po’ di terra si ricava una discreta aiuola sopraelevata dove poter coltivare carote, pomodori e quant’altro. A San Francisco la scorsa primavera è stato piantato, con l’apporto di Slow Food, un orto di 5000 metri quadrati che alla fine dell’autunno è riuscito a produrre mezza tonnellata di verdure. Nel Grant Park, un grande parco pubblico di Chicago dove è stata festeggiata l’elezione di Barack Obama a Presidente, l’associazione “Growing Power” ha tolto da molte aiuole tutti i fiori per sostituirli con quasi 200 varietà di ortaggi. A Milwakee, invece, lungo la strada principale della città, funziona a pieno ritmo una micro fattoria metropolitana: verdure coltivate biologicamente, stagni per le acque grigie e scarti organici trasformati in terriccio reso ancora più fertile dai lombrichi. Voglio volutamente tralasciare quello che sta succedendo con gli animali, per non dilungarmi troppo, però si legge in rete che stanno proliferando a New York e in altre grandi città americane, polli, galline e conigli…
Per molti giornalisti c’è anche tanta voglia di snobismo. Vi basti sapere che nel 2005 un’inchiesta dell'”L’Express” ha incluso l’orticoltura tra le settanta pratiche dello snobismo del mondo contemporaneo. Questo dato è segnalato in un interessante articolo apparso su La Compagnia del Giardinaggio. Un articolo interessantissimo a mio avviso perchè traccia anche un’analisi storica del fenomeno e da un’occhiata a quello che sta succedendo nel vecchio continente, per poi finire al Sogno del Giardiniere di Hermann Hesse, di cui ci siamo occupati anche noi di Florablog! Le fotografie della Vecchia America parlano chiaro, a suo tempo erano stati gli immigrati ad importare l’abitudine di coltivare ortaggi. Gli orti di italiani, greci, messicani, irlandesi erano orti che parlavano delle etnie di provenienza, i loro frutti li riportavano, con la fantasia, al paese d’origine. Era un orto atavico, il loro. Adesso a Manhattan produttori cinematografici, architetti di grido, designer, attori, vip di ogni tipo, producono sul tetto dei grattacieli e nelle terrazze degli attici ottimi ortaggi e piante ricercate da offrire agli amici nelle serate esclusive. Fanno tendenza, è vero, ma questa volta non hanno inventato niente, qualcuno, per necessità, ci aveva pensato molto prima… Nello stesso momento gente semplice, degli strati non certo ricchi della società americana, coltiva piccoli orti nei terreni sovrastati da grattacieli e palazzi a Brooklyn, nel Queens e nelBronx. Insomma di nuovo il patriottico Giardino della Vittoria. Americana.
Insomma, come si suol dire, “di necessità virtù”, il nemico questa volta è in casa e si chiama crisi, una crisi che ci fa riflettere e… piantare.
Foto di _Robert C_
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