Con mia grande soddisfazione sono riuscito a far attraversare l’inverno a una decina di piante di Solanum torvum da me seminate lo scorso anno senza che queste subissero particolari danni e, quel che è più importante, le due piante speditemi da Francesco nel novembre del 2008 non solo sono esplose in una promettente fioritura (che se va in porto produrrà semi da mettere in palio nel Florablog Contest) ma hanno finalmente raggiunto un’altezza sufficiente per tentare l’innesto e ottenere così l’agognato albero delle melanzane.
È vero che, stando a quanto sostengono i meteorologi, le medie più più o meno allineate con gli anni passati smentiscono la sensazione che quello appena trascorso sia stato un inverno piuttosto freddo ma durante il periodo nel quale una morsa di gelo ha attanagliato l’Italia il termometro nella mia zona per un paio di notti è comunque sceso pericolosamente intorno ai meno 10 gradi centigradi, cosa che mi ha fatto temere in modo serio il peggio (anche) per le piante si S. torvum. Nasce da questo motivo la soddisfazione per lo scampato pericolo anche se va detto che un paio di piante sono state “bruciate” dal gelo, sventura che mi ha fatto però scoprire la forza e la tenacia di queste solanacee: con mia grande sorpresa già dai primi giorni di primavera le piante sono riscoppiate e hanno prodotto una nuova vegetazione, caratterizzata tra l’altro da una produzione maggiore di spine nella parte superiore delle foglie, spine che risultano più numerose, grosse e dure del solito, come se le piante, per difendersi dalle avversità climatiche, avessero deciso di alzare le difese e vendere cara la pelle…
Il bilancio è comunque tutto sommato molto positivo perché, a parte le due piante citate, le altre seminate lo scorso anno se la passano piuttosto bene anche se presentano un’estrema variabilità di altezza: a parità di vaso infatti alcune passano a fatica i 30 cm altre invece si avvicinano già al metro di altezza pur avendo tutte condiviso lo stesso spazio (una piccola serra) e lo stesso destino.
Come dicevo sopra però l’aspetto più positivo consiste nello stato di salute delle piante spedite da Francesco ormai più di un anno e mezzo fa. Contrariamente a quella prodotta a novembre (e quindi in un periodo davvero poco adatto allo scopo) la generosa fioritura che è tutt’ora in atto credo abbia buone chance per essere portata a termine, ovvero fino alla formazione dei frutti e quindi dei semi utili a rimpinguare le riserve da destinare al concorso “Fotografa gli alberi monumentali e vinci i semi di Solanum torvum“.
Vedremo, intanto c’è da registrare che le due piante in questione, nonostante il cambio di regione e quindi di clima, hanno ormai raggiunto un’altezza utile per essere innestate e assomigliare così a un albero, e non a un arbusto di melanzane. Per quanto lenta sia stata, la crescita di una di esse è stata infatti costante e l’ha portata a sfiorare i due metri di altezza che, tolti i 25 cm di vaso, mi consegna un esemplare di quasi 180 cm, non un’altezza colossale ma comunque più che dignitosa.
Quel che rimane da approfondire a breve in questo senso sarà il tipo di innesto erbaceo da adottare. Ho già accennato il problema a Giuseppe Marino che si è (come sempre) reso disponibile a spiegarmi quanto prima la tecnica da lui adottata, limitandosi a dirmi per il momento che, pur andando bene anche l’innesto per approssimazione (ben spiegato da lui in questo video), per le piante di S. torvum lui usa un metodo diverso.
Vedremo (presto) anche questo fondamentale aspetto, intanto vi lascio alla galleria fotografica delle piante durante questo piovosissimo maggio e dove potete ammirare anche colui che si è messo a guardia dei S. torvum: pur se piccolino, risulta tipo davvero poco raccomandabile, guardare per credere…