A seguito di un episodio che è stato raccontato dalla Bibbia, la lenticchia è considerata il simbolo di una ricompensa che, in sostanza, non vale niente. Si narra infatti che Giacobbe, in cambio di un piatto di lenticchie offerte a Esaù che tornava stravolto e affamato dalla campagna e che quindi non aveva altra scelta se non la morte per fame, abbia chiesto e ottenuto la primogenitura (il diritto di regnare sugli Israeliti). Da qui il modo di dire “per un piatto di lenticchie” che indica l’atto di dare qualcosa in cambio di praticamente niente. Ma al contrario di quanto si narra, la lenticchia vale moltissimo perché è il legume con il più alto valore ORAC (attività antiossidante) ed è ai primissimi posti tra gli alimenti presenti in questa classifica; quindi mangiarne, anche in più occasioni, conviene, oltre che per il piacere del palato, anche per le sue virtù salutari e nutrizionali che sono molte.Quella che mangiamo e chiamiamo lenticchia è il seme che appartiene a una pianta (Lens esculenta) alta da 20 a 70 cm della famiglia delle Fabaceae (o Leguminosae) la cui fioritura avviene tra maggio e luglio e che produce baccelli piatti. Oggi è coltivata nelle aree a clima temperato e non cresce più, come nei tempi passati, allo stato selvatico. I semi della pianta hanno una forma piatta e tonda e il colore e la dimensione cambiano a seconda della varietà. La lenticchia nasce in Asia dove si coltivava già in epoca antichissima, poi si è diffusa in tutta l’area mediterranea, fino a diventare uno dei cibi principali per le popolazioni povere dei Greci e dei Romani.
Per quanto riguarda il suo valore nutritivo, la lenticchia vanta un contenuto assai elevato di proteine vegetali (25%), di carboidrati (53%) e di olio vegetale (2%), e quindi potrebbe sostituire, non dico spesso, ma qualche volta la carne. Contiene anche buone quantità di minerali tipo fosforo, calcio, potassio e ferro, di vitamina B (niacina) e di isoflavoni (sostanze che puliscono l’organismo). Inoltre avendo pochi grassi (2-4%), quasi tutti polinsaturi, la rende consigliabile per le diete ipocaloriche. La lenticchia rallenta inoltre l’assorbimento dei carboidrati, caratteristica positiva per i diabetici perché lo zucchero derivato dalla digestione passerà nel sangue più lentamente, senza provocare picchi glicemici. Molto elevato è il contenuto di fibra soprattutto solubile, capace di controllare i livelli di zuccheri e di colesterolo nel sangue e di regolarizzare il transito intestinale. Le lenticchie sono considerate, grazie alla qualità delle proteine che contengono, un alimento ad alto significato nutritivo, specialmente se mangiate con i cereali (riso, grano, farro, orzo), sono anche molto digeribili e senza colesterolo. Per concludere un consiglio su come preparare la cottura.
Sarà sufficiente tenere le lenticchie in ammollo da 4 a 12 ore aggiungendo del bicarbonato (un cucchiaio per ogni litro d’acqua), oppure aggiungere un cucchiaio di bicarbonato all’acqua prima della cottura.
Le lenticchie più pregiate sono quelle italiane, in particolare quelle di Castelluccio di Norcia (Umbria), che hanno ottenuto il riconoscimento della IGP (Indicazione Geografica Protetta), ma ci sono anche altre varietà molto conosciute come la Lenticchia di Colfiorito, la Lenticchia verde di Altamura, la Lenticchia rossa, conosciuta anche come “lenticchia egiziana” e le Lenticchie di Ustica, piccole, tenere e saporite.
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