Noci, nocciole, mandorle, arachidi, chiamati un tempo “alimenti poveri”, oggi vengono rivalutati da nutrizionisti e medici che ne suggeriscono il consumo giornaliero dato il loro effettivo toccasana per il cuore, le arterie e per le altre patologie vascolari. La frutta secca è poverissima di acqua ma ricca di proteine vegetali (tanto da essere indicata dai vegani, insieme ai legumi, come alternativa alla carne rossa), vitamine, sali minerali, grassi fondamentali (monoinsaturi e polinsaturi), fibre e zuccheri. I grassi presenti abbassano i livelli del colesterolo e riducono il rischio di aterosclerosi e di cardiopatie.
La frutta secca si potrebbe dividere in due categorie: quella lipidica, propriamente detta secca (ricca di grassi benefici e povera di zuccheri cioè di carboidrati) e quella essiccata detta glucidica (ricca di zuccheri e povera di grassi). La frutta secca lipidica comprende i semi di alcune piante come ad esempio arachidi. noci, nocciole, pistacchi, mandorle, noci brasiliane, anacardi, pecan, etc., mentre quella essiccata glucidica comprende prugne, datteri, albicocche, etc. Oggi parliamo delle qualità nutrizionali della prima categoria: la frutta secca lipidica.Secondo gli esperti il consumo giornaliero di questa frutta ridurrebbe del 50% il rischio di infarto del miocardio, del 30% quello di patologie vascolari e del 40% di problemi alle coronarie.
Circulation, una rivista americana che tratta di problemi cardiologici, ha pubblicato nel 2004 uno studio spagnolo sulle proprietà della noce. Il frutto, consumato giornalmente ridurrebbe molte patologie cardiovascolari, soprattutto per la sua azione contro l’aterosclerosi. Infatti le noci lubrificano il cuore e stimolano un azione antinfiammatoria sull’endotelio grazie ai grassi polinsaturi (ne hanno più del salmone) e grazie agli antiossidanti come i polifenoli (gli stessi del vino rosso).
La sottile buccia rossa che avvolge la parte edibile delle arachidi contiene gli OCP (Procianidine oligomeriche) potenti sostanze che si trovano anche nei semi d’uva rossa e che sono considerate estremamente attive contro le cardiopatie. Secondo il British Journal of Nutrition mangiare noci, mandorle, arachidi o altro tipo di frutta secca durante la settimana riduce del 37% il rischio di malattia del cuore legata al colesterolo, perché aumentano i livelli di Hdl (grassi “buoni”) e riducono quelli di Ldl (grassi “cattivi”). L’americano Journal of Nutrition, ha messo in evidenza un’interessante proprietà delle mandorle; esse sarebbero in grado di ridurre i danni ossidativi a livello di lipidi, proteine e lipoproteine grazie alla presenza di antiossidanti fenolici, e di vitamina E. Segnalo inoltre che le nocciole sono fra i primissimi posti nella scala ORAC (alimenti con più poteri antiossidanti). Ma la frutta secca ha anche altri elementi importanti come la vitamina B e i sali minerali tipo potassio, rame, fosforo, ferro e calcio. I grassi monoinsaturi e polinsaturi (soprattutto Omega 3), inoltre riducono i trigliceridi e aiutano a controllare la pressione arteriosa. Migliorano inoltre la risposta all’insulina. Il loro alto contenuto di fibra favorisce il corretto transito intestinale e previene il cancro del colon. Ecco dunque come le evidenze scientifiche ci mostrano che consumare una porzione di frutta secca (30-35 grammi) al giorno può portare enormi benefici soprattutto a livello cuore-arterie. Sulla base di questi risultati, la Food and Drug Administration (FDA) americana ha concesso di indicare, sulle confezioni di frutta secca o di cibi che la contengono, le proprietà protettive cardiovascolari di questi alimenti. Ma attenzione, anche se i suoi grassi sono quasi tutti di tipo insaturo e quindi benefici, bisogna comunque dosare la quantità di frutta secca da assumere con l’alimentazione e non superare la dose quotidiana di calorie che servono al nostro fabbisogno.
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