Sta per giungere l’estate e con essa il gran caldo, ma per chi soffre di vene varicose e capillari fragili arrivano anche i problemi, dato che il calore può complicare, e non poco, la situazione di chi risente di queste patologie. L’ippocastano (Aesculus hippocastanum) aiuta ad attenuare e a migliorare queste difficoltà. L’albero cresce dalla pianura fino agli 800 metri circa di altitudine ed è imponente, alto fino a 40 metri e dotato di una grande e folta chioma, è originario dell’Europa orientale e fu introdotto in Italia nel XVI secolo, dove oggi viene impiegato a scopo ornamentale nei giardini e nei viali. I suoi frutti (che contengono da uno a quattro semi amarissimi) sono all’interno di ricci spinosi che essendo molto simili alle castagne, vengono chiamati castagne d’India. L’ippocastano in fitoterapia è usato soprattutto per favorire la circolazione sanguigna perché restringe i vasi, attiva la circolazione e favorisce il ritorno venoso, aiutando chi soffre di prostata, alleviando il dolore alle gambe gonfie diminuendone il gonfiore, rinforzando i capillari e sfiammando le emorroidi.Le castagne d’India sono infatti ricche di sostanze chimiche chiamate glucosidi triterpenici (saponine), tra queste, ricordiamo l’escina, di glucosidi cumarini (esculina), di tannini, di procianidine e di flavonoidi dotate di azione antinfiammatoria, e vasocostrittrice. L’escina, in particolare, rappresenta il principio attivo più potente della pianta, tanto da essere utilizzata come standard di riferimento per valutare la qualità della medicina e viene usata in farmacologia solo sotto forma di sale (escinato di sodio) per assicurarne la stabilità. Essa è in grado di ridurre l’infiammazione dell’endotelio (la parte interna delle vene), aumentare il tono venoso, contrastare la formazione dell’edema e normalizzare la permeabilità capillare alterata dall’infiammazione. L’ippocastano aiuta il drenaggio linfatico e svolge un’azione riparatrice in edemi ed ematomi di origine traumatica o allergica, inoltre si usa per le varici delle gambe, insufficienza venosa, gambe pesanti, tromboflebite, ulcera varicosa e molto importante, prostata. L’ippocastano può essere utilizzato, sotto forma di crema, anche contro i problemi di emorroidi. Gli estratti di ippocastano sono controindicati in soggetti con disturbi gastrointestinali. L’escina, che si lega con le proteine plasmatiche, potrebbe diminuire il trasporto dei farmaci assunti insieme all’Ippocastano. Per la presenza di cumarine che sono antitrombotiche è possibile avere interazioni con farmaci antiaggreganti o anticoagulanti. Si ipotizza, ma molti studi tendono a negarlo, che alte dosi di escina possano danneggiare i glomeruli renali per cui a chi soffre di insufficienza renale, consiglio di parlarne con il medico curante; nei pazienti in emodialisi, sottoposti a terapia con escina, è stato dimostrato che il farmaco, proprio per il suo alto peso molecolare, viene ben dializzato.
Per quelli che non hanno nessun tipo di patologie consiglio, insieme all’estratto di ippocastano, di mangiare anche mirtillo nero in abbondanza.
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