L’offerta di libri dedicati agli alberi monumentali presenti nel nostro Paese per fortuna non manca: sono diversi gli scrittori che hanno dedicato almeno un volume all’argomento così come sono molte le regioni italiane che hanno pubblicato libri che catalogano i loro più importanti esemplari arborei, segno che l’interesse che ruota intorno agli alberi monumentali si fa sempre maggiore e comincia ad attrarre un pubblico sempre più vasto.
A questa ormai non trascurabile offerta si è aggiunto da poco un nuovo libro, Homo Radix – Appunti per un cercatore di alberi, scritto da Tiziano Fratus e che sta riscuotendo un notevole successo. Il libro, edito da Marco Valerio, è sì un’opera dedicata agli alberi monumentali (sono 40 gli esemplari trattati nel volume e illustrati da magnifiche foto in bianco e nero) ma l’autore non si limita ad elencarne età, luogo e stato di conservazione ma propone riferimenti letterari, poesie, storie, racconti di viaggio, considerazioni personali e molto altro ancora che, assieme al suo amore per la natura e per questi magnifici esemplari, rendono Homo Radix un libro da leggere assolutamente e che non può mancare nella libreria degli appassionati e non solo.
Grazie a un contatto con l’editore ho avuto la possibilità di rivolgere, così come già fatto con Valido Capodarca, alcune domande a Tiziano Fratus che ringrazio per la disponibilità e per il (per forza parziale) elenco degli alberi monumentali da non perdere che trovate a fine intervista.
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Alberi monumentali, il cipresso di Orta San Giulio (NO)
Piano piano ma con buona frequenza, gli alberi monumentali continuano ad arrivare e la cosa non può che farmi piacere. Oggi è la volta di un nuovo albero situato in Piemonte e grazie a Gabriele facciamo la conoscenza con il bel cipresso che si trova a Orta San Giulio in provincia di Novara.
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Per chi proprio non si rassegna l’Elleboro fiorisce in pieno inverno
Bene, se proprio non vi rassegnate al grigiore della stagione, alle piante in quiescenza, alla quasi totale mancanza di fioriture, ho giusto il genere che fa per voi: è quello conosciuto con il nome scientifico di Helleborus, più comunemente chiamato elleboro, che con le sue specie si fa beffa del freddo e del gelo e ci regala abbondanti fioriture anche in pieno inverno.
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Video, distacco e rinvaso dei keiki di Phalaenopsis
Era inevitabile. Prima o poi doveva giungere il momento del distacco dei keiki dalla mia pianta di Phalaenopsis e quel momento è giunto: dopo due fioriture di cui una, spettacolare, in contemporanea con la “mamma”, ho deciso di recidere il “cordone ombelicale” (leggi: stelo floreale) che legava i keiki alla pianta madre per poi sistemarli ciascuno in un vaso. Ho optato per realizzare l’operazione in un periodo non proprio adattissimo perché la permanenza dei keiki “bamboccioni” sullo stelo è andata ben oltre il fisiologico tempo necessario alla formazione di un apparato radicale che garantisse loro l’autosufficienza e, per non gravare oltre misura sulla pianta che li ha generati, il distacco non poteva più essere rimandato. E poi è giusto, anche tra le orchidee, che a un certo punto un figlio prenda la sua strada, diventi autonomo, metta su il suo vaso e magari si faccia la propria famiglia, generando – perché no? – a sua volta un keiki.
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Elenco dei motivi per i quali vale la pena coltivare le piante
Quasi perfetto, mancava solo l’elenco (in progress) dei motivi per i quali vale la pena coltivare le piante. Eccolo:
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Alberi monumentali, “la Palme”, l’abete bianco di Paularo (UD)
Secondo albero fotografato da Luciano da Udine per il fotocesimento degli alberi monumentali messo in piedi da questo blog che così si arricchisce di un esemplare davvero superbo e particolare, l’abete bianco nel comune di Paularo in provincia di Udine, soprannominato dagli abitanti del luogo “la Palme.”
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Le reti Wi-Fi sono nocive per le piante?
L’altro giorno è uscita sul Web una notizia che rilancia l’ennesimo allarme sulle radiazioni emesse dalle antenne delle reti wireless che una ricerca sì e una no ritiene nocive per la salute dell’uomo, e non solo. Questa volta infatti un nuovo studio sposta l’obiettivo su altri organismi viventi e individua nelle piante le possibili vittime delle onde elettromagnetiche.
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Liriope muscari, un po’ di colore nel triste grigiore dell’autunno
Pioggia, freddo, nebbia; nubi, gelo, grigiore diffuso; stragrande maggioranza delle piante spoglie, quasi zero fioriture: non si può certo dire che la stagione in corso ce la metta tutta per farsi amare, almeno dal punto di vista degli hobbisti del giardinaggio; niente a che vedere, ovvio, con il periodo primaveril-estivo, durante il quale l’esplosione di forme e colori di cui si rendono protagoniste le piante regala più di una soddisfazione a chi ama coltivarle. Ok, è vero, la Natura offre il suo meraviglioso spettacolo anche durante questo periodo, grazie soprattutto alla tavolozza dei colori che comprende tutte-ma-proprio-tutte le tonalità che vanno dal giallo, al marrone, al rosso, ma il fatto è che, proprio dopo questa meraviglia multicolore (celebrata in tutto il mondo come dimostra l’Indian summer), la maggior parte delle piante rimane senza foglie e rinuncia quasi del tutto a produrre fiori e la cosa, unita al meteo tipico della stagione, tende a intristire fin oltre la malinconia.
Per fortuna il Regno vegetale, nel sondare ogni possibile variante evolutiva della vita vegetale, ha visto lo svilupparsi di piante che fioriscono anche in questo periodo, nonostante i rigori dell’autunno e dell’inverno. Certo, le piante che si comportano così non sono molte e neanche accostabili in numero a quelle che fioriscono in primavera-estate, ma un po’ di scelta non manca, partendo per esempio dalle più diffuse e comuni viole e ciclamini, fino a quelle un po’ meno conusciute come la Liriope muscari, specie se quest’ultima, oltre a regalare una fiortura autunnale, risulta essere molto facile da coltivare.
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Cosa coltivare nell’orto, r come rucola
Non è certo semplice, nel bel mezzo della Stagione delle piogge e con metà Italia allagata (e l’altrà metà tutt’altro che asciutta), entrare nel proprio orto senza trovarsi immersi nel fango fino alla cintola. I lavori del mese, che subiscono un fisiologico calo a causa dell’arrivo della stagione fredda, sono resi ancora più improbabili dalle incessanti precipitazioni che hanno investito, investono e investiranno la Penisola in questo periodo e che rendono il terreno praticamente incoltivabile. Ma se abitate in una zona colpita marginalmente dal maltempo (esiste?) oppure (e sopratutto), se vi siete attrezzati con una serra o con un tunnel per la coltivazione sotto protezione, allora per voi la stagione non è certo finita e vi potete permettere di seminare anche a fine novembre o addirittura agli inizi di dicembre. Fanno per voi allora la cicoria da taglio (e da raccolta) e il ravanello che abbiamo già trattato in altri post, oppure la rucola, un ortaggio che resiste abbastanza bene al freddo e che risulta essere in assoluto uno dei più facili da coltivare.
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Alberi monumentali, la farnia di Guarda di Sotto a Fiume Veneto (PN)
Visto che oggi inizia la Festa dell’albero l’occasione è ottima per parlare di un nuovo albero monumentale, specialmente se quest’ultimo rappresenta una piccola ma importante ventata di ottimismo (e si sa quanto sia importante in questo periodo un po’ di ottimismo…), non tanto per la bellezza della pianta in sé (e la farnia di Guarda di Sotto a Fiume Veneto, in privincia di Pordenone, bella lo è davvero), ma piuttosto per il fatto che è stata fotografata e segnalata da un dodicenne.
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