Semenzaio 2010, produzione in ritardo sulla tabella di marcia

Ed eccoci all’ormai periodico aggiornamento con il semenzaio e i suoi ospiti, ovvero quegli ortaggi che andranno a riempire i campi di molti amici e conoscenti con più o meno le stesse dinamiche già sperimentate l’anno scorso e che mi hanno garantito un costante rifornimento di verdure. La qual cosa, alla fine dei conti, ha rappresentato un ottimo risparmio di denaro per le mie umili casse oltre a garantire, sulla mia tavola, una qualità dei prodotti di gran lunga sopra la media. È normale, al secondo anno della gestione di un semenzaio, fare dei paragoni con la passata stagione per vedere come vanno le cose; proprio dal parallelo con l’esperienza della scorsa stagione ho scoperto che a questo punto del mese di aprile le piante sono molto indietro rispetto all’anno scorso e questo nonostante la semina sia avvenuta con una settimana di anticipo.
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Primo Florablog Contest: fotografa gli alberi monumentali e vinci i semi di Solanum torvum

Grazie alla generosità di Giuseppe Marino ho di nuovo una, se pur limitata, disponibilità di semi di Solanum torvum, la solanacea usata per fare il famoso albero delle melanzane. Visto che i semi non sono molti e le richieste al contrario sono svariate (e arrivano in pratica tutti i giorni), mi sono chiesto come poter fare a distribuirli a chi ne faceva richiesta come del resto già fatto nel passato; come detto però la disponibilità di semi non è molta e allora serviva qualcosa che creasse una sorta di “selezione naturale”.
Mumble-mumble, pensa che ti ripensa, alla fine mi è venuta l’idea: perché non fare un contest, ovvero un concorso? Così ho unito due argomenti molto cari a questo blog – l’albero delle melanzane e gli alberi monumentali – ed ecco il primo Florablog Contest: a chi localizza, fotografa e spedisce foto di alberi monumentali italiani verranno spediti i semi di Solanum torvum.

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Earth Day 2010, oltre un miliardo di persone per salvare il Pianeta


E sempre prendendo spunto dal vulcano islandese che sta creando tanti problemi, se siete seguaci delle teorie di James Lovelock e ritenete che il nostro pianeta sia un superorganismo vivente chiamato Gaia (nate, per intenderis, molto prima di Avatar…),  allora l’eruzione dell’Eyjafjallajökull vi sembrerà qualcosa di molto simile a un grido d’allarme, un tentativo (tra l’altro, sembra, ben riuscito) di richiamare l’attenzione su quella che è una giornata simbolo per la salvaguardia della Terra: domani è infatti il 22 aprile e come tutti gli anni si celebra l’Earth Day.

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Se l’eruzione dell’Eyjafjallajökull annuncia quella del Vulcano Katla, ci aspetta un “anno senza estate”?

Non me ne vogliano i viaggiatori nel Vecchio Continente e le compagnie aeree rimaste a terra (rifatevela con la divinità che se ne occupa!), ma l’eruzione dell’impronunciabile vulcano islandese potrebbe per certi versi avere pure degli effetti positivi richiamandoci tutti all’ordine e facendoci capire chi comanda su questo Pianeta, ovvero il Pianeta stesso. E la sua natura, che lo regola e lo abita, e al cui cospetto ogni tanto ci scopriamo per quello che siamo: ospiti insiginficanti e passeggeri. La nube fuoriuscita dal’Eyjafjallajökull (a vostro rischio e pericolo, ma su Wikipedia potete ascoltare la sua pronuncia) ha in breve tempo paralizzato i trasporti aerei di una bella fetta dell’Europa mandando in tilt i nostri traffici, i nostri ritmi e le nostre abitudini pur essendo, a conti fatti, una manifestazione di modesta entità. Nulla a che vedere per esempio con quello che potrebbe scatenare il fratello maggiore, il super vulcano Katla, decine di volte più potente di Eyjafjallajökull e capace da solo di condizionare, come altri vulcani hanno fatto nel passato, il clima planetario fino a determinare la distruzione di buona parte dei raccolti di cereali e di ortaggi, con qualcosa di simile a quello che avvenne nel 1816, periodo ricordato come “l’anno senza estate”.
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Piante che purificano l’ambiente domestico: Gerbera jamesonii


Nuovo appuntamento con le piante che riescono a purificare gli interni dove trascorriamo gran parte della giornata dai veleni che lì si possono annidare e, dopo l’Aglaonema modestum, lo Spatifillo, la Rhapis excelsa, la Sansevieria e il Pothos, è la volta di una pianta famosa per il suo duraturi e perfetti fiori: la Gerbera jamesonii.
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Cosa coltivare nell’orto: b come barbabietola


Continuo questa veloce carrellata alfabetica degli ortaggi da coltivare nel proprio orto e lo faccio parlando, alla lettera b, della barbabietola. La conoscenza e la coltivazione della bieta risalgono a oltre 2 millenni fa quando la troviamo in scritti greci risalenti al 420 a.C. dove viene chiamata beta, nome che poi verrà assunto per il genere. Alla Beta vulgaris appartengono diverse varietà molto importanti per diffusione e coltivazione: B. vulgaris var. saccarifera, nota come barbabietola da zucchero, B. vulgaris var. crassa ovvero la barbabietola da foraggio, B. vulgaris var. cicla detta bietola da coste e B. vulgaris var. cruenta chiamata più comunemente Bietola da orto. Vediamo per sommi capi come coltivare queste due ultime varietà.
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Plantas nómadas, la pianta-robot autosufficiente che si nutre di acqua inquinata


Piante portate a zonzo da un robot autosufficiente alimentato da acqua inquinata: Beh, quando girovagando svogliatamente sulla Grande Rete ti trovi davanti a un “ufo” del genere (tanto “non identificato” da costringermi a piazzare il post nell’indefinita categoria “Varie”) non puoi non parlarne. Lo strano quanto geniale oggetto che vedete sopra fa parte del progetto plantas nómadas ed è una creazione dell’artista messicano Gilberto Esparza, specializzato nel creare curiosi ibridi tra arte, scultura, meccanica e robot e già autore di altri esperimenti del genere come parasitos urbanos (parassiti urbani), progetto che ha destato un certo interesse alcuni anni fa. Le “piante nomadi” in questione sono per metà piante e per metà organismi viventi autonomi e che per mantenersi in vita vanno in giro “bevendo” l’acqua dai fiumi contaminati.

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