Dopo molto (ma molto) tempo mi ritrovo a scrivere di lombricoltura su questo blog sperando come al solito che queste poche righe possano servire sia a chi legge, per trovare qualche informazione utile, che a chi scrive, curioso di capire se l’argomento suscita interesse.
Inizio subito cercando di rispondere alla domanda posta nel titolo. Secondo noi (siamo due “sociamici” non uso il plurale a caso) difficilmente si può pensare di cambiare lavoro dedicandosi esclusivamente all’allevamento degli anellidi. Cercherò di spiegare da cosa deriva questa convinzione semplicemente raccontando la nostra esperienza, senza la pretesa di approfondire tutti gli aspetti dell’argomento dato che la materia è ampia (sono stati scritti libri a tal proposito) e io non sono certo in grado di insegnare niente.
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Alberi monumentali, la Grande Roverella di Monteveglio (BO)
L’albero monumentale della settimana ci riporta in Emilia Romagna grazie a Nicola che, dopo aver segnalato il magnifico castagno secolare di Monteombraro a Modena, ci conduce in provincia di Bologna alla scoperta della Grande Roverella di Monteveglio.
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Alberi monumentali, i platani di Castellanza (VA)
Ormai un classico come la Milano-Sanremo, anche questo venerdì si rinnova l’appuntamento con il fotocensimento degli alberi monumentali. Colgo l’occasione per rassicurare alcuni partecipanti al concorso che, non vedendo pubblicate le loro gallerie, si sono preoccupati sul destino dei loro scatti: tranquilli, prima o poi verranno pubblicati tutti ma purtroppo il blog è rimasto inattivo per diverso tempo (e visto il motivo era meglio scrivere per tutto il periodo…), la frequenza di pubblicazione è per l’appunto settimanale e soprattutto le segnalazioni vanno oltre le più rosee aspettative per cui, un poco alla volta, riusciremo a segnalarli tutti e mostrare tanti altri bellissimi alberi. Come del resto lo sono i platani pubblicati oggi.
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Alberi monumentali, il platano di Piazza Cavour a Torino
Nonostante la lunga sosta che ha (purtroppo) interessato Florablog, molti lettori non si sono scoraggiati e hanno continuato a cercare, scovare e fotografare gli alberi monumentali a giro per il Paese, grazie anche all’incentivo rappresentato dai semi di Solanum torvum messi in palio per ogni segnalazione. Inutile dire che la cosa mi ha fatto molto piacere anche solo per il semplice fatto che, nell’Italia della cementificazione perpetua, c’è ancora chi si ferma a guardare un albero. E l’albero da guardare con il quale il fotocensimento degli alberi monumentali riparte ci porta a Torino per scoprire un bellissimo platano.
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Alberi monumentali, i faggi di Canfaito, San Severino Marche (MC)
Notevole anche la terza segnalazione di Angelo, ormai un habitué di queste pagine: dopo il Castagno dei Cento Cavalli e il Castagno Sant’Agata (detto anche della nave) mi manda le foto di addirittura tre alberi piuttosto famosi e conosciuti come i faggi di Canfaito.
Alberi monumentali, il Castagno dei Cento Cavalli a Sant’Alfio (CT)
Per cercare di descrivere al meglio quello straordinario capolavoro della natura che è il Castagno dei Cento Cavalli vale la pena elencare i numeri che lo contraddistinguono: una regina, cento cavalieri, 22 metri di altezza, tre fusti rispettivamente di 13, 20 e 21 m di circonferenza (ma il Guinness dei primati la registra di 57,9 metri…) e un’età stimata tra i due e i quattro mila anni che lo fanno, a detta di molti esperti, l’albero più antico d’Europa e il più grande d’Italia.
Poteva un esemplare del genere mancare nel fotocensimento degli alberi monumentali di Florablog? Ovviamente no, e grazie ad Angelo posso finalmente piazzare “l’alberino” sulla mappa di Google Maps su quello che è a tutti gli effetti l’albero più importante e famoso d’Italia.
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Più di 50 esemplari nel fotocensimento degli alberi monumentali di Florablog!
Be’, lasciate che mi bulli un po’ e che con un certo orgoglio pubblichi questo elenco degli alberi monumentali fin qui postati perché andare oltre i 50 esemplari era un numero che non mi sarei mai immaginato di raggiungere. Queste infatti iniziano a essere cifre da pubblicazione cartacea e averle realizzate all’interno di uno spazio amatoriale come Florablog è per me motivo di grande soddisfazione. Vederli tutti insieme poi fa una certa impressione e ci ricorda quante meraviglie naturali ci sono sparse lungo tutto il nostro Paese.
Questo risultato non deve essere però inteso come un traguardo ma solo una tappa di passaggio: molti sono ancora gli alberi da censire (grazie ad Angelo per esempio la prossima settimana c’è una grande sorpresa…) e poi i semi di Solanum torvum, il portainnesto per realizzare “l’albero delle melanzane“, sono ancora a disposizione: cosa aspettate?
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Alberi monumentali, “La Grande Quercia”, la farnia del Parco del Sile (TV)
Alberi monumentali veneti assoluti protagonisti ultimamente: con quello di oggi sono infatti tre di fila gli esemplari di quella regione segnalati dai lettori. E dopo il platano dei cento bersaglieri di Caprino Veronese e la farnia di Villanova Sant’Antonio a Fossalta di Portogruaro grazie ad Andrea è la volta di fare la conoscenza con un altro importante albero: “La Grande Quercia”, la farnia del Parco del Sile.
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Alberi monumentali, la farnia di Villanova Sant’Antonio a Fossalta di Portogruaro (VE)
Per l’albero monumentale della settimana rimaniamo in Veneto e lo facciamo grazie a una vecchia conoscenza di Florablog, che poi vecchia lo è solo per modo di dire. Sì perché Matteo è ormai un ospite fisso di queste pagine (con questo sono quattro gli alberi da lui censiti) ma vecchio non lo è di certo visto che con i suoi 13 anni è non solo il più giovane “cacciatore di alberi monumentali” che io conosca ma credo a buon ragione che lo sia dell’Italia intera.
Senza togliere nulla poi alle precedenti segnalazioni (la farnia di Attimis (UD), la farnia di Guarda di Sotto a Fiume Veneto e “la magnolia della Contessa” a Polcenigo) con quella di oggi Matteo si è davvero superato, non solo e non tanto per la bellezza e l’importanza dell’albero censito (come vedrete veramente degno di nota) ma per il fatto che insieme alla solita ricca galleria fotografica e all’esaustiva descrizione ha spedito anche una vera e propria chicca: la foto di una mappa del 1763 nella quale la farnia di Villanova Sant’Antonio era già segnalata!
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Parassiti delle rose: Macrosiphum rosae, l’afide della rosa. Caratteristiche, danni e lotta.
Come già detto in precedenza, la rosa sarà pure una pianta forte e robusta ma in fatto di malattie e parassiti non si fa certo mancare niente. Proprio in questo periodo la regina dei fiori è sotto l’attacco di un parassita molto comune con cui tutti i coltivatori di questa pianta prima o poi devono fare i conti: si tratta del Macrosiphum rosae, più comunemente conosciuto con il nome di afide della rosa.