La rucola (Eruca sativa Mill.), appartenente alla famiglia delle Brassicaceae, è una pianta erbacea annuale. Generalmente è coltivata negli orti, ma si trova anche allo stato selvatico, nei campi, ai bordi delle strade e nei terreni incolti. Le foglie sono basali, a forma di lancia, con il margine dentato e dal caratteristico odore e dal sapore che tende all’acidulo. I fiori sono formati da quattro piccoli petali, bianco-giallastri con venature violette. In tempi lontani la rucola era apprezzata soprattutto per le virtù medicinali, ancor prima che per l’uso alimentare. Gli antichi romani consumavano anche i semi attribuendole qualità magiche e utilizzandola nei filtri amorosi, dato che la ritenevano un potente afrodisiaco. Ne troviamo citazioni dell’uso di questa pianta nelle opere di Orazio, Marziale e Plinio il Vecchio. Nel Medioevo fu addirittura proibita la sua coltivazione nei monasteri, proprio per la sua presunta capacità di risvegliare la carne, che non doveva certo essere ad appannaggio dei monaci…
Nel nostro territorio la rucola si può raccogliere durante tutto l’anno, ma è bene che nella vicinanza non vi siano ristagni d’acqua. Si utilizzano le foglie più tenere raccolte da maggio fino a ottobre (in coltura protetta anche oltre) e si consuma fresca. La rucola è molto ricca di Vitamina C (110 mg. per 100 gr.; in passato era usata contro lo scorbuto) e di sali minerali, inoltre contiene un glucoside che genera un composto solforato. Read More
Il cachi, ottima riserva di elementi nel frutto più buono dell’autunno
Il cachi (Diospyros kaki) della famiglia delle Ebenaceae, è un tipico frutto autunnale, che molti in questo mese di dicembre avranno già gustato, che si caratterizza per il colore arancio brillante, la buccia liscia e lucida e la polpa molto dolce, simile ad una vellutata. L’albero è a foglia caduca e può raggiungere e oltrepassare i 15 metri anche se viene mantenuto più basso attraverso le potature. Originario dell’estremo Oriente dove venne chiamato “Mela d’Oriente”, si diffuse anche in Giappone ricoprendo un ruolo importante nell’alimentazione del popolo nipponico. Nel nostro paese iniziò a diffondersi nella seconda metà del secolo XIX grazie alle importazioni in Europa dal Giappone. Devo ricordare che secondo il vocabolario di lingua italiana singolare e plurale sono la stessa cosa e quindi si deve dire cachi, per uno come per tanti frutti. Moltissimo tempo fa, in un fumetto del mitico Ken Parker, il protagonista parlando con un suo anziano amico che si rattrista per la sua età avanzata, gli dice con tenerezza che tutte le stagioni hanno i suoi frutti, e che quelli autunnali non sono molti ma sono i più saporiti. Devo dire che quando il cucchiaio da tè affonda nella polpa cremosa del cachi ben maturo, spesso mi tornano a mente quelle parole: non solo è saporito, ma anche pastoso e dolcissimo, in pratica uno dei frutti più buoni di TUTTE le stagioni. Io ne sono letteralmente ghiotto ed è per questo che oggi ne parlo, nonostante che in fitoterapia il cachi non presenti grandi proprietà, ma rappresenta comunque un’interessante riserva di elementi molto utili al nostro organismo Read More
Frutta e verdura di stagione, come conservare i cachi
Se siete consumatori consapevoli e alla ricerca dei prodotti di stagione potete andare sul sicuro: i cachi sono autentici frutti del periodo. Proprio in questa fase dell’anno infatti il Diospyros kaki mostra sui suoi rami spogli (e vagamente spettrali) questi bei frutti sferici caratterizzati da un appariscente color arancione che risalta tra le tonalità un po’ smorte tipiche della tavolozza autunnale. Per chi dispone di questo generoso albero è tempo di raccolta e, di conseguenza, di conservazione dei frutti per i mesi successivi.
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Olivo, è il momento della raccolta (e l’olio nuovo si avvicina…)
Oh! finalmente! Stagione delle piogge permettendo (che tra l’altro somiglia sempre più a un Diluvio di biblica memoria…), in questo periodo e fino più o meno agli inizi/metà di dicembre, nelle aree interessate dalla coltivazione dell’olivo è tempo di raccolta, operazione spesso sottovalutata a favore della frangitura, la fase finale che porta come risultato la produzione del cosidetto “oro verde”: l’olio d’oliva. E già assaporo la prima e mitica “fettunta”, realizzata rigorosamente con il pane toscano, una strofinatina di aglio, un pizzico di sale e un’abbondante affogatura d’olio “novo” delle mie parti, quello appena uscito dal frantoio, quello di un verde quasi fosforescente, quello più buono del pianeta.
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Il gelso nero, un gradevole toccasana per la nostra salute
Il genere Morus appartiene alla famiglia delle Moraceae ed è originario dell’Oriente da dove in seguito è stato introdotto e naturalizzato in tutto il mediterraneo. Le specie più famose sono il gelso bianco (Morus alba) e il gelso nero (Morus nigra) e hanno storie decisamente separate, dato che il primo proviene dalla Cina ed era coltivato come nutrimento del baco da seta, mentre il secondo è da sempre considerato un albero da frutto, legato alle tradizioni della cucina mediterranea. Oggi parliamo del gelso nero che può essere superficialmente confuso con il gelso bianco ma è più robusto, ha foglia più grande a forma di cuore e pelosa in entrambi i lati (glabra invece per il bianco), arriva a circa 15 metri di altezza, presenta il tronco e i rami più grossi, resiste meglio al freddo e può essere coltivato ad altezze che arrivano oltre 1000 metri. I frutti hanno un sapore decisamente gradevole per cui sono usati come alimento, soprattutto per preparare marmellate, confetture o sciroppi, a differenza di quelli del gelso bianco che sono sì dolciastri ma pure leggermente aciduli. Inoltre, data la loro bontà, sono usati anche come aromatizzanti e coloranti per i gelati. Dal punto di vista terapeutico gli effetti del gelso nero e del gelso bianco sono molto simili.
A scopo medicinale si usano soprattutto le foglie, ma anche i frutti e, in alcuni casi, la corteccia della radice. I principali costituenti sono i flavonoidi, l’olio essenziale e i polisaccaridi. Read More
Frutta e verdura di stagione, come conservare carote e finocchi
Eccoci alle prese con altri due ortaggi tipici di questa stagione, le carote e i finocchi, che in questo periodo sono ancora in produzione e che di solito vengono raccolti prima che il freddo, quello vero, arrivi alle nostre latitudini. Per quanto riguarda le carote va detto che ci sono diverse zone, specialmente al centro-sud, dove è possibile applicare una pacciamatura per proteggerle dal freddo intenso e raccoglierle di volta in volta quando se ne ha bisogno, mentre per i finocchi il discorso è leggermente diverso visto che sono un po’ più “allergici” al freddo (sopportano fino a pochi gradi sopra lo zero) ed è consigliabile raccoglierli se si abita in zone a rischio gelate. Vediamo allora come fare con questi importanti prodotti dell’orto, cominciando dalle carote e da un (per me) strano metodo che ho visto messo in pratica da mio nonno tanti anni fa.
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Frutta e verdura di stagione, come conservare castagne e zucche
Tra i tanti argomenti dibattuti al Salone del Gusto ne è emerso uno davvero allarmante, ovvero l’impressionante quantità di alimenti che il mondo occidentale spreca ogni anno, nonostante che il cibo mantenga intatte le sue qualità nutrizionali e organolettiche, cioè anche quando è ancora perfettamente buono e nutriente.
Qualche dato: a livello planetario lo spreco degli alimenti è aumentato del 50% rispetto al 1974, ogni giorno negli Stati Uniti la metà esatta del cibo prodotto finisce in discarica e in Italia non va certo molto meglio visto che il 30% degli alimenti acquistati viene buttato, 30% che equivale alla considerevole cifra di più di 32 milioni di tonnellate che si traduce in 541 chili pro-capite di cibo sprecato, e questo solo nel nostro paese. Il tutto mentre un miliardo di persone sulla Terra soffre la fame…
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La castagna, energetico e gustoso alimento autunnale
L’arrivo dell’autunno ci regala un tipico alimento stagionale, la castagna. È il frutto (più precisamente un achenio) del castagno europeo (Castanea sativa), comunamente chiamato castagno, che appartiene alla famiglia delle Fagacee. I frutti più grandi e gustosi (e per questo più ambiti) vengono forniti dalla varietà detta dei “marroni”. L’ albero è molto longevo, può vivere fino a 1000 anni, e può raggiungere i 30 m di altezza e i 6-8 di diametro del tronco. Fino a qualche tempo fa le castagne rappresentavano la base dell’alimentazione delle popolazioni povere montane, ma con l’arrivo del benessere il loro consumo si è drasticamente ridotto.
Dal punto di vista nutrizionale la castagna è ricca di carboidrati, sali minerali (potassio, ferro, fosforo, calcio, magnesio, sodio), vitamine (C, B1, B2, B6, Acido folico, PP), amidi, fibre, aminoacidi. Praticamente ha una composizione simile al frumento e potrebbe essere considerata un cereale. Read More
Conservare frutta e verdura: il pomodoro
Dopo un’introduzione sul perché è bene farlo, dopo le doverose raccomandazioni sul come farlo per evitare le insidie del botulismo, è giunto il momento di scendere più nel dettaglio cominciando a vedere come conservare la frutta e verdura di stagione. E anche se detta stagione per lui sta volgendo al termine, è impossibile non partire con la conservazione del pomodoro.
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Frutta e verdura, i 5 colori della salute
Studi moderni hanno scoperto che i pigmenti che colorano la frutta e la verdura, chiamati in modo generico fitonutrienti, producono effetti benefici su tutto l’organismo. In base al loro colore svolgono un’azione antiossidante che aiuta a difenderci dai radicali liberi, ci protegge dalla proliferazione cellulare anomala (antitumorali) e aumenta le difese immunitarie. I vegetali si possono dividere in 5 gruppi in base al loro colore. Questi, i colori della salute: rosso, giallo-arancione, blu-viola, verde e bianco. Read More