In questo periodo arriva il caldo (quello vero) e con lui arrivano anche i parassiti e le malattie a colpire le nostre amate piante. C’è poco da fare, è una cosa naturale: i parassiti fanno parte dei fragili equilibri della Natura, occupano una precisa nicchia biologica e di solito non rappresentano un problema perché sono ben controllati dai loro antagonisti. Nei luoghi meno antropizzati infatti non si registra nessuna pericolosa invasione di questo o quel parassita e il loro numero è equilibrato dai loro nemici naturali. Il problema si pone dove l’intervento dell’uomo si fa mano a mano più netto, diretto e invasivo. Con il nostro stile di vita e i nostri comportamenti immettiamo di continuo nell’ambiente che ci circonda una serie infinita di schifezze che vanno a intaccare i fragili equilibri che si sono instaurati nel corso del tempo favorendo così il proliferare di parassiti e malattie.
Per combattere i parassiti senza immettere altre schifezze in giro (leggi antiparassitari e altri veleni chimici) si può fare ricorso, quando è possibile, a tutta una serie di soluzioni naturali che hanno un impatto minimo (se non nullo) sull’ambiente. Certo, questi rimedi non hanno lo stesso effetto dei prodotti chimici ma mantengono comunque una buona efficacia, magari usati in combinazione tra di loro, il tutto – ripeto – senza avvelenare ulteriormente il pianeta. Per questi motivi sulle pagine di Florablog trovano spazio questi rimedi e, dopo aglio, equiseto, ortica, peperoncino, pomodoro e altro ancora, è la volta di parlare delle qualità antiparassitarie (e non solo) della felce aquilina.
La felce aquilina (Pteridium aquilinum) appartiene come l’equiseto e le altre felci alla divisione della Pteridophyta, un gruppo di piante antichissime apparse sulla terra alcune centinaia di milioni di anni fa durante l’era geologica del Devoniano. La felce in questione è un’erbacea perenne che può raggiungere i 3 metri di altezza ed è contraddistinta da grandi foglie di forma triangolare e completamente dentellate, sorrette da piccioli ritti e duri che sbucano da un rizoma strisciante. Cresce abbondante in terreni umidi, in prevalenza silicei, in zone boschive ma anche nell’incolto e nei pascoli e per questo viene da molti ritenuta alla stregua di una infestante; è una pianta molto ricca di potassio, fosforo, azoto e magnesio.
Come antiparassitario la felce aquilina agisce come repellente e per contatto contro gli afidi in modo efficace ma trova applicazione anche contro le cocciniglie e per combattere alcuni tipi di ruggine. Durante il periodo che va da giugno a settembre vengono raccolte solo le parti aeree della pianta e poste in un contenitore a macerare per 3 giorni: le dosi consigliate sono di 1 kg di pianta fresca (o di 100 grammi di pianta essiccata) per ogni 10 litri di acqua. Una volta ottenuto il macerato lo si deve diluire dieci volte e può essere utilizzato spruzzandolo sulla pianta e direttamente a contatto dei parassiti. Per sfruttare la sua azione antimicotica va impiegato durante la tarda primavera, non diluito, sulle piante e sul suolo a loro contiguo.
La felce aquilina è efficace anche usata per la pacciamatura delle aiuole: il forte odore emanato dalle sue foglie tiene lontane le limacce dalle nostre piante.