A volte la vita prende strade che non ti saresti mai e poi mai sognato di percorrere, ve lo testimonio personalmente. Tutto è iniziato da questo blog, nato un po’ per gioco e un po’ per (molta) passione dove ho potuto, tra le altre cose, constatare di persona il grande interesse che è (ri)esploso intorno all’orto, anche perché questo è sempre stato un argomento principe di Florablog.
Scrivendo sull’argomento, confrontandomi e rispondendo ai lettori ho aumentato la mia esperienza sull’orto ma mi sono presto reso conto che un blog era uno strumento insufficiente per soddisfare tutte le richieste che giungevano sul tema; serviva qualcosa di più, per esempio un sito completamente dedicato alla materia; ho girato un po’ intorno al concetto fino a a quando non mi è venuta un’idea nata da una banale constatazione: chi ha un orto (o un parente o un amico che lo coltiva) sa infatti benissimo che, nel picco di produzione, spesso un ortaggio è disponibile in abbondanza per la propria famiglia, per i parenti, per gli amici, per gli amici degli amici ecc.; così mi sono chiesto: perché non organizzare un sistema di scambio di ortaggi tra le persone?
“Ehi!” mi sono detto “ma questa è solo una parte, per creare una piattaforma completa dedicata alla coltivazione dell’orto servono come minimo anche: uno spazio di socializzazione, una parte didattica, la progettazione e la gestione dell’orto, il tutoraggio, il supporto alla coltivazione e ovviamente un nome”. Che ho trovato di lì a poco: Grow the Planet.
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6 mesi di clima eccezionalmente anomalo, è ormai questa la normalità?
Be’, eccoci qua, proviamo a ripartire, tempo (inteso come chrónos) permettendo. E vorrei farlo proprio dal tempo (inteso come klíma) riallacciandomi a uno degli ultimi post scritti prima della lunga sosta per fare un riassunto (“leggermente” inquietante) della situazione climatica di questi mesi. Per parlare dell’ennesimo studio che mette all’indice il consumo eccessivo di carne, anche e soprattutto come causa del riscaldamento globale, il 27 luglio partivo a scrivere del clima insolitamente fresco per la stagione (soprattutto rispetto agli ultimi, torridi, anni) che stava interessando buona parte dell’Italia (ma in realtà solo il nostro Paese) in quel mese. In quell’occasione non fu difficile essere un buon profeta prevedendo che un clima tutto sommato gradevole non poteva certo durare, semplicemente perché NON era un clima normale. E di clima normale da allora a oggi ne abbiamo visto ben poco. Proviamo infatti a elencare cosa è successo in questi mesi e vediamo che effetto che fa:
Ennesimo studio: mangiare carne contribuisce al riscaldamento globale
Non facciamoci l’abitudine, sarebbe troppo bello. Parlo dell’ottimo clima che sta interessando l’Italia in questi giorni anche se, obietterà qualcuno, siamo in piena estate e di pioggia nelle spiagge e di neve in montagna se ne farebbe molto volentieri a meno. Personalmente preferisco queste temperature al caldo infernale sperimentato non più tardi di due settimane fa ma il punto non è certo questo: siamo, a livello mondiale, un’eccezione, anomala quanto si vuole (specie per quello che è chiamato il Belpaese), ma pur sempre un’eccezione. A Mosca nei giorni scorsi infatti i termometri hanno segnato punte di 40° C e in buona parte degli Stati Uniti le cose non sono andate certo meglio visto che si sono registrate temperature superiori ai 43° C che hanno causato 22 morti e una moria di bestiame in Minnesota e in South Dakota; per tacere della devastante siccità che sta interessando la Somalia, la peggiore degli utlimi 60 anni… Rincara la dose un articolo apparso sul Fatto quotidiano riportante uno studio americano che afferma come tra 30 anni il Polo Nord rimarrà senza ghiacci durante la stagione estiva, previsione che anticipa di ben 40 anni quella che sembra un’inevitabile conseguenza del riscaldamento globale…
Già, il riscaldamento globale. Quando si tocca questo argomento, a parte la maggioranza di chi assume un atteggiamento “agnostico” (di gran lunga l’approccio peggiore), si trovano sempre due fazioni nettamente contrapposte fra chi crede che l’impatto dell’uomo sia determinante nell’aumento del global warming e chi, come i negazionisti, ritengono che le cause del riscaldamento globale siano da ricercare altrove. A smentire quest’ultima tesi arriva l’ennesimo studio che dimostra come mangiare contribuisca ad aumentare la febbre del Pianeta.
GardenPool, come convertire una piscina in una mini serra per l’autosufficienza alimentare
Considerando che avere la piscina in casa rappresenta un sogno per molti, a quei pochi che se la possono permettere questa esperienza sembrerà una vera e propria eresia e mai si sognerebbero di fare come la famiglia McClung. Eppure la loro idea di trasformare una vecchia piscina in una serra (anche se sarebbe più corretto definirla una mini fattoria) per l’approvvigionamento del cibo quotidiano, ben descritta sul loro sito GardenPool.org, è davvero interessante e indica una strada che prima o poi saremo tutti costretti a prendere in considerazione.
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No al nucleare: il 12 e il 13 giugno votiamo sì al referendum (e agli altri quesiti)
Fatto 30, facciamo 31: dell’acqua s’è già detto, ora due parole sul nucleare. Argomento apparentemente fuori tema in un blog dedicato al Regno vegetale ma basta un attimo di riflessione per rendersi conto che, condividendo il pianeta con altre forme di vita (piante incluse), la questione è universale, interessa tutti e può e deve trovare spazio in ogni contesto, Florablog compreso. Che, essendo un blog e quindi (anche) un diario personale (non a caso il termine blog è la contrazione delle parole inglesi web e log, con il senso di “diario in rete“), ospita le opinioni personali dei suoi autori e uno di essi, il sottoscritto, ha le idee piuttosto chiare sul tema: è spudoratamente contrario al nucleare. Prima di approfondire i motivi di questa ferma posizione, vediamo l’atteggiamento che governo e maggioranza hanno tenuto nei confronti dei referendum.
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H2O, la molecola della vita: può l’acqua sottostare alle regole del mercato?
Prima di augurarvi un buon ponte del due giugno e darvi appuntamento al prossimo lunedì, voglio farvi una domanda: vi siete mai chiesti perché, a differenza di quanto succede per gli elementi nutritivi, nel corso dell’evoluzione il nostro organismo non abbia escogitato un sistema per immagazzinare una scorta di acqua, come fanno per esempio alcuni animali e molte specie di piante (succulente in testa)?
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È ufficiale: i telefoni cellulari concausa nella moria delle api
È uscita in questi giorni una notizia destinata a far discutere: secondo i risultati di una recente ricerca sembra ormai ufficiale un ruolo svolto dai telefoni cellulari nel repentino calo della popolazione delle api a livello globale.
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Earth Day 2011, un miliardo di azioni verdi per la Terra
In alternativa ci sarebbe Marte. Certo non è proprio dietro l’angolo (a causa dell’eccentricità della sua orbita la distanza dalla Terra varia dai 100 ai 56 milioni di chilometri che in termini di navigazione si tramutano, nella migliore delle ipotesi e con le attuali tecnologia a nostra disposizione, in circa 250 giorni di viaggio) e quanto a ospitalità non è lecito aspettarsi molto: atmosfera molto rarefatta e incompatibile con la vita (se si eccettua, forse, per la sopravvivenza di qualche batterio), temperatura media -63° C (minime di -140° C ma per qualche ora del giorno nell’emisfero estivo ci si può godere anche di un tepore di 20° C…), tempeste di sabbia ovunque (anche di estensione planetaria), a quanto pare acqua in minime quantità. Per il resto, a parte il monte più alto del sistema solare (i 27 km del vulcano Olympus Mons), uno spettacolare canyon che fa impallidire quelli terrestri (Valles Marineris) e un cielo rosa anziché blu, non c’è molto da vedere, solo una distesa senza fine di pietre e polvere.
Se lo scenario del “pianeta di riserva” appena descritto non vi attrae più di tanto, consiglio di tenerci stretta la nostra amata, martoriata Terra e, invece di trasformarla in un inferno invivibile, inizamo a rispettarla di più e magari festeggiandola a dovere domani per il Earth Day 2011, la Giornata Mondiale della Terra.
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L’Ora della Terra 2011, facciamo in modo che non rimanga solo un gesto simbolico
Quello dell’energia è senz’altro il problema principale non solo del nostro futuro ma anche di quello del Pianeta: come produrla senza compromettere le sorti dell’ambiente? Di sicuro non continuando a bruciare gli idrocarburi che, senza contare gli altri prodotti di scarto inquinanti, producono CO2 che causa l’effetto serra che a sua volta porta ai cambiamenti climatici che tanto ci preoccupano; né tantomeno scherzando col fuoco nucleare come le catastrofiche conseguenze del disastro di Fukushima dimostrano, perché non ci sarà mai la certezza assoluta sulla sicurezza di una centrale nucleare, neanche quelle di 80ª generazione, e il rischio che si corre non vale certo la candela. Rimarrebbero le energie rinnovabili ma non tutti, vedi il nostro governo, sono disposti a investirci con convinzione.
Dunque che fare? Come sempre il cambiamento deve partire dal basso, cioè da noi e dal nostro stile di vita che deve porsi come principale obiettivo quello di ottimizzare le risorse adottando tutti i possibili accorgimenti allo scopo di ridurre il consumo di energia e delle materie prime, il tutto magari senza particolari sacrifici ma con il risultato di regalare ai ricercatori il tempo necessario per trovare soluzioni ecocompatibili.
Facile a dirsi eh? be’, rimbocchiamoci le maniche: per iniziare a cambiare le cose quale migliore occasione de l’Ora della Terra, l’evento globale organizzato dal WWF per sabato 26 marzo 2011? A patto però che non si riduca a un isolato gesto simbolico.
Metalli pesanti nell’acqua? li assorbono efficacemente le bucce di banana!
La Natura è incredibile e nasconde risorse e soluzioni dove meno te lo aspetti. Prendete la buccia della banana: apparentemente inutile, è considerata un rifiuto e viene gettata via senza troppi complimenti o tutt’al più usata per qualche gag comica. Ebbene, un team di ricercatori ha scoperto che le bucce di banana macinate sono in grado di assorbire i metalli pesanti (e spesso inquinanti) come per esempio il piombo e il rame dalle acque inquinate.
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