18ª Giornata FAI di primavera, tra paesaggio arte e cultura ripartiamo dalla bellezza del nostro Paese


Stiamo vivendo un bruttissimo periodo, in tutti i sensi. Inutile dilungarsi, da qualunque punto di vista la si voglia vedere, la situazione è davvero preoccupante. Il prossimo fine settimana però ci aspetta un doppio appuntamento per certi versi da sfruttare a dovere: da un lato si vota per le Regionali, e se la cosa in sé non sposterà di una virgola il quadro generale, rimane sempre la possibilità di mandare chiari messaggi a chi di dovere, e il fatto non è poi così male; dall’altro si ha l’occasione per visitare qualcosa come 590 luoghi del nostro meraviglioso Paese che di solito non sono accessibili al pubblico. Il 27 e il 28 marzo si svolgerà infatti la 18ª Giornata FAI di primavera e, tra i tanti luoghi e monumenti aperti per l’occasione, molti sono i giardini e i parchi di estremo interesse da visitare.
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Urban Biofilter, come depurare acqua e aria in città e vivere felici


… o quanto meno a vivere meglio. È quello che cerca di fare il progetto denominato Urban Biofilter che, unendo concetto di fitodepurazione la capacità di alcune piante di operare da filtro contro gli inquinanti atmosferici, vuole assicurare alle popolazioni urbane una qualità di vita migliore e più sana.

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Dai piselli al fotovoltaico, nuovi studi per un’energia sostenibile

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Finiamo la settimana con una notizia interessante in chiave”energia sostenibile”. Se si riuscisse a sfruttare in maniera ottimale l’illimitata energia del sole i gas serra derivati dall’uso dei combustibili fossili sarebbero un problema marginale se non inesistente. Purtroppo l’efficienza dei sistemi fotovoltaici è ancora bassa e questa tecnologia contribuisce solo in piccola parte alla domanda generale di energia.
Una nuova soluzione ai problemi legati all’energia solare e alla sua efficienza potrebbe giungere da una fonte inaspettata quanto comune perché spesso nei nostri piatti: il Pisum sativum, meglio conosciuto con il nome di pisello, potrebbe svolgere un ruolo importante nel nostro futuro energetico.
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UE, stop alla moratoria sugli Ogm, via libera alla patata transgenica

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E così, dopo il mais, ecco che arriva anche la patata Ogm: l’Efsa, l’autorità dell’Unione europea che si occupa della sicurezza alimentare, ha dato il via libera alla coltivazione nel territorio europeo di Amflora, una patata modificata geneticamente che verrà impiegata in ambito industriale per prodotti come carta e adesivi e per la produzione di fertilizzanti e di mangimi per animali.
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Progetto BeBi, il carbone vegetale contro l’effetto serra e la desertificazione dell’Africa

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Interessantissimo progetto di ricerca quello promosso dal Dipartimento di Scienze agrarie e ambientali dell’Università di Udine che, tramite l’utilizzo del carbone vegetale, cerca di contribuire alla lotta contro l’effetto serra, di arrestare i processi di desertificazione e di arricchire il terreno di sostanze nutritive in alcuni Paesi dell’Africa.
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Mais OGM in Italia, ok dal Consiglio di Stato, i pro e i contro alla sentenza (e minisondaggio)

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Riassunto della situazione: Silvano Dalla Libera, imprenditore agricolo friulano e vicepresidente di Futuragra, ha chiesto l’autorizzazione per coltivare mais geneticamente modificato in Italia al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e, non ricevendo risposta, ha allora chiesto al Tribunale amministrativo regionale (T.A.R.) e poi al Consiglio di Stato che ha infine emesso una sentenza che sancisce la legittimità di coltivare OGM a patto che siano varietà approvate dall’Unione Europea.
Vediamo le reazioni a questa decisione.
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50 Ways to Help the Planet, cerchiamo di migliorare il nostro stile di vita

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Si fa giustamente un gran parlare di cambiamenti climatici, di innalzamento delle temperature, di desertificazione e altre simpatiche sciagure senza che nessuno faccia qualcosa di realmente utile per migliorare la situazione. Né ai piani alti, come dimostra il totale fallimento di Copenhagen, né ai piani bassi, cioè tutti noi, poco disposti a cambiare il nostro stile di vita, come dimostra il comprare la rucola a 27 euro al chilo solo per inquinare ulteriormente la Terra.
Eppure basterebbe poco per rendere più sostenibile il nostro stile di vita, non dico per risolvere la situazione (le cose importanti da cambiare sarebbero altre), ma almeno per ridurre l’impatto della nostra impronta ecologica, questo sì.
Lo dimostra 50 Ways to Help the Planet, un elenco di consigli messi insieme da Wire & Twine che non brillerà certo per originalità (nulla di nuovo sotto il sole che già non sapevamo) ma che risulta essere un utile promemoria nell’aiutarci a correggere i nostri piccoli grandi vizi quotidiani.
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Rucola da lavare vs. rucola già lavata, c’è rimasto ancora un po’ di buon senso?

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Piccolo, semplice, esperimento. Ieri mattina per prima cosa ho comprato dal fruttivendolo un mazzetto di rucola dal peso di circa 70 grammi e dal costo di 65 centesimi di euro poi, cambiato negozio, ho acquistato di nuovo la rucola ma questa volta quella accuratamente selezionata, lavata, asciugata e depositata nella vaschetta di plastica, dal peso di 100 grammi e dal costo di 2,70 euro. Detta così, in altre faccende affaccendati come di solito siamo, potrebbe anche passare inosservata la “sottile” differenza di prezzo che passa tra le due offerte dello stesso prodotto e allora, per scongiurare questo rischio, ecco buttati di seguito due-numeri-due abbastanza eloquenti: la prima rucola, quella da lavare, costa 9 euro al chilo, la seconda, quella già generosamente lavata per noi, costa 27 euro al chilo. Sì, avete letto bene, la seconda costa esattamente il triplo della prima (già di suo tutt’altro che a buon mercato…), anche se in entrambi i casi si tratta, né più né meno, di Eruca sativa.
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Ecosia, il motore di ricerca che salva la foresta pluviale

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Se non conoscevate già questo blog, molto probabilmente (per l’esattezza in più di 8 casi su 10) siete giunti a leggere queste righe grazie all’utilizzo di un motore di ricerca. Inutile ripetere il ruolo che hanno i vari Google, Yahoo!, Bing e compagnia bella nell’economia, nella struttura e nel funzionamento di quell’incredibile mezzo di comunicazione di massa che chiamiamo Internet, molto più utile invece, almeno in teoria, parlare di un nuovo motore di ricerca che dallo scorso dicembre (esattamente dallo stesso giorno nel quale è iniziato il vertice dei cambiamenti climatici di Copenaghen) è possibile usare per le proprie ricerche e al contempo per compiere una buona azione per la salvaguardia del Pianeta. Il suo nome è Ecosia e ci promette che “Ogni ricerca in rete gratuita salva 2 m² di foresta pluviale”.

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Buon anno a tutti (e in particolare al pianeta Terra…) da Florablog!

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Non giriamoci troppo intorno con discorsi tipo “bicchiere-mezzo-vuoto-bicchiere-mezzo-pieno”: purtroppo, come volevasi dimostrare, la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici di Copenhagen  è stata un completo flop. In pratica dopo due settimane è rimasto tutto come prima: nessun trattato, nessun vincolo, l’annuncio dei presunti tagli di emissioni da parte dei governi spostato a gennaio, verifiche rifiutate (specialmente da “Cindia”) e tutto relegato alla buona volontà dei singoli Paesi e decisioni spostate agli incontri futuri. Fantastico. È pur vero che il tentativo di un grande accordo era, più che doveroso, obbligatorio, ma sarei molto curioso di conoscere l’inquinamento generato dall’assemblea di Copenhagen per questo buco nell’acqua…

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