Per gli Stati Uniti è la quercia, così come per la Germania; per la Danimarca il faggio, per la Repubblica Ceca il tiglio, per Maldive, Iraq e Inghilterra la rosa; per il martoriato Giappone i fiori di ciliegio, per l’Albania l’ulivo, il fiordaliso per l’Estonia e la dalia per il Messico; il Canada ha direttamente la foglia di acero nella bandiera così come l’Ecuador ha la palma nello stemma nazionale; la Svizzera ha la stella alpina, il Madagascar il baobab e il Libano (ovvio) il cedro del Libano; la Francia ha il giglio (ma attenzione, non fate gaffe: solo per l’Ancien Régime), per l’Estonia c’è il fiordaliso, la giunchiglia per il Galles, il lotus per l’India, il tulipano per i Paesi Bassi e via elencando. Di cosa stiamo parlando? di alcuni esempi di simboli nazionali che i vari Paesi hanno preso in prestito dal Regno vegetale.
E l’Italia? Nel Paese di Santi, Poeti, Navigatori (e chi più ne ha, più ne metta…) non mancano di certo i simboli derivati da fiori e piante, e anzi regna l’abbondanza; su Wikipedia per esempio si citano il ciclamino delle Alpi, l’ulivo e la quercia ma si scorda di riportare un’altra pianta che, come emblema nazionale, acquista una valenza molto più ricca di significati delle altre perché riassume in sé i colori della nostra bandiera. questa pianta, adottata dal Risorgimento, è il corbezzolo. Prima di spiegare il perché di questa scelta vediamo velocemente le caratteristiche di questa pianta.
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