Be’, eccoci qua, proviamo a ripartire, tempo (inteso come chrónos) permettendo. E vorrei farlo proprio dal tempo (inteso come klíma) riallacciandomi a uno degli ultimi post scritti prima della lunga sosta per fare un riassunto (“leggermente” inquietante) della situazione climatica di questi mesi. Per parlare dell’ennesimo studio che mette all’indice il consumo eccessivo di carne, anche e soprattutto come causa del riscaldamento globale, il 27 luglio partivo a scrivere del clima insolitamente fresco per la stagione (soprattutto rispetto agli ultimi, torridi, anni) che stava interessando buona parte dell’Italia (ma in realtà solo il nostro Paese) in quel mese. In quell’occasione non fu difficile essere un buon profeta prevedendo che un clima tutto sommato gradevole non poteva certo durare, semplicemente perché NON era un clima normale. E di clima normale da allora a oggi ne abbiamo visto ben poco. Proviamo infatti a elencare cosa è successo in questi mesi e vediamo che effetto che fa:
I cambiamenti climatici rendono i prodotti agroalimentari più pericolosi per la salute?
A quanto pare il riscaldamento globale, le inondazioni, lo scioglimento dei ghiacciai, l’innalzamento del livello degli oceani, la siccità ecc. non sono gli unici effetti causati dai cambiamenti climatici che dovrebbero farci preoccupare. Stando a quanto sostenuto da alcuni scienziati al meeting annuale della American Association for the Advancement of Science (AAAS) il clima impazzito potrebbe rendere i prodotti agroalimentari più pericolosi per la nostra salute a causa di parassiti e malattie sempre più aggressivi e dealla contaminazione di prodotti chimici e di pesticidi impiegati in maniera più massiccia per combatterli.
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Buon 2011 da Florablog! e appuntamento a gennaio
L’altro giorno mi è capitato di rileggere il post di buon anno scritto esattamente un anno fa e mi sono accorto che avrei potuto benissimo fare il copia-incolla del testo e riproporlo oggi con minime correzioni, sostituendo cioè la delusione per la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici di Copenhagen con quella per il vertice del clima di Cancun e aggiungendo l’ennesima manifestazione estrema del clima che ha portato un’ondata di freddo e neve in tutta Europa e soprattutto un’abbondante nevicata (come mai prima, almeno a memoria d’uomo) nella zona della Toscana dove abito, nevicata che, tagliando in pratica l’Italia in due per diverse ore, ha costretto migliaia e migliaia di persone a passare la notte al gelo.
Per il resto, fatte queste piccole modifiche, il post può essere riproposto per intero, considerando come i blandi impegni contro il riscaldamento globale sottoscritti nella città messicana a inizio dicembre rappresentino poca cosa e ancor di più come, dopo un altro anno caratterizzato da manifestazioni climatiche sempre più estreme (inondazioni in Pakistan – con 20 milioni di persone interessati – e le temperature infernali dell’estate russa, solo per citare le più clamorose), le morti per i disastri climatici nel corso del 2010 siano raddoppiate. Insomma, niente di nuovo sotto il sole anzi, sempre peggio.
Pessimismo cosmico a parte vorrei comunque augurare ai lettori di Florablog un felice 2011 sperando che sia un anno di svolta. Buone vacanze a tutti e appuntamento a gennaio, non mi rimane che salutarvi con la solita raccomandazione di sempre: continuate a coltivare il vostro pollice verde.
Clima, 2010 annus horribilis e i prezzi di grano, cotone, zucchero, mais, ecc. vanno alle stelle
Se c’è qualcuno che ancora pensa al riscaldamento globale come a una mezza bufala e crede di cavarsela tutt’al più installando l’ennesimo condizionatore, è bene che cambi idea, e in fretta. Il 2010 infatti non è solo, statistiche alla mano, l’anno più caldo da quando vengono rilevate le temperature, ma rischia di diventare anche lo spartiacque oltre il quale pagheremo le conseguenze del clima impazzito. Guardando all’impennata dei prezzi dei principali beni alimentari infatti si capisce che è giunto il momento di fare i conti con i repentini cambiamenti climatici degli ultimi anni. E detti conti potrebbero cominciare a essere salati.
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Clima, giugno 2010 è stato il mese più caldo di sempre, e anche luglio promette molto bene…
Immagino che i catastrofisti non piacciano a nessuno, tantomeno al sottoscritto. Eppure è difficile, leggendo i dati pubblicati nel rapporto sul clima del National Climatic Data Center del NOAA (National Ocean and Atmospheric Administration), non farsi prendere dal pessimismo cosmico: da quando vengono raccolti i dati sul clima il mese di giugno appena trascorso è stato in assoluto il più caldo di sempre.
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Se l’eruzione dell’Eyjafjallajökull annuncia quella del Vulcano Katla, ci aspetta un “anno senza estate”?
Non me ne vogliano i viaggiatori nel Vecchio Continente e le compagnie aeree rimaste a terra (rifatevela con la divinità che se ne occupa!), ma l’eruzione dell’impronunciabile vulcano islandese potrebbe per certi versi avere pure degli effetti positivi richiamandoci tutti all’ordine e facendoci capire chi comanda su questo Pianeta, ovvero il Pianeta stesso. E la sua natura, che lo regola e lo abita, e al cui cospetto ogni tanto ci scopriamo per quello che siamo: ospiti insiginficanti e passeggeri. La nube fuoriuscita dal’Eyjafjallajökull (a vostro rischio e pericolo, ma su Wikipedia potete ascoltare la sua pronuncia) ha in breve tempo paralizzato i trasporti aerei di una bella fetta dell’Europa mandando in tilt i nostri traffici, i nostri ritmi e le nostre abitudini pur essendo, a conti fatti, una manifestazione di modesta entità. Nulla a che vedere per esempio con quello che potrebbe scatenare il fratello maggiore, il super vulcano Katla, decine di volte più potente di Eyjafjallajökull e capace da solo di condizionare, come altri vulcani hanno fatto nel passato, il clima planetario fino a determinare la distruzione di buona parte dei raccolti di cereali e di ortaggi, con qualcosa di simile a quello che avvenne nel 1816, periodo ricordato come “l’anno senza estate”.
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50 Ways to Help the Planet, cerchiamo di migliorare il nostro stile di vita
Si fa giustamente un gran parlare di cambiamenti climatici, di innalzamento delle temperature, di desertificazione e altre simpatiche sciagure senza che nessuno faccia qualcosa di realmente utile per migliorare la situazione. Né ai piani alti, come dimostra il totale fallimento di Copenhagen, né ai piani bassi, cioè tutti noi, poco disposti a cambiare il nostro stile di vita, come dimostra il comprare la rucola a 27 euro al chilo solo per inquinare ulteriormente la Terra.
Eppure basterebbe poco per rendere più sostenibile il nostro stile di vita, non dico per risolvere la situazione (le cose importanti da cambiare sarebbero altre), ma almeno per ridurre l’impatto della nostra impronta ecologica, questo sì.
Lo dimostra 50 Ways to Help the Planet, un elenco di consigli messi insieme da Wire & Twine che non brillerà certo per originalità (nulla di nuovo sotto il sole che già non sapevamo) ma che risulta essere un utile promemoria nell’aiutarci a correggere i nostri piccoli grandi vizi quotidiani.
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Buon anno a tutti (e in particolare al pianeta Terra…) da Florablog!
Non giriamoci troppo intorno con discorsi tipo “bicchiere-mezzo-vuoto-bicchiere-mezzo-pieno”: purtroppo, come volevasi dimostrare, la Convenzione Quadro delle Nazioni Unite sui Cambiamenti Climatici di Copenhagen è stata un completo flop. In pratica dopo due settimane è rimasto tutto come prima: nessun trattato, nessun vincolo, l’annuncio dei presunti tagli di emissioni da parte dei governi spostato a gennaio, verifiche rifiutate (specialmente da “Cindia”) e tutto relegato alla buona volontà dei singoli Paesi e decisioni spostate agli incontri futuri. Fantastico. È pur vero che il tentativo di un grande accordo era, più che doveroso, obbligatorio, ma sarei molto curioso di conoscere l’inquinamento generato dall’assemblea di Copenhagen per questo buco nell’acqua…
Copenhagen, il clima e il Terra Madre Day
Non servirà purtroppo a molto, almeno da un punto di vista pratico, ma Copenhagen ha l’indubbio merito di approfondire temi come il riscaldamento globale e i cambiamenti cliamtici che, nonostante siano da anni tra gli argomenti più dibattuti, sembrano alla fine non sortire particolari allarmi nella maggior parte delle gente, visto che tutti, più o meno, continuiamo a vivere seguendo il nostro fantastico e insostenibile stile di vita. Eppure i dati che girano sono piuttosto inquietanti: restando alla sola Italia si scopre per esempio che la temperatura media nel nostro paese è cresciuta, nell’arco di un secolo, di ben 1,3 gradi centigradi; ma il peggio è che l’ormai certo riscaldamento globale sta subendo negli ultimi anni un’accelerazione che non ha riscontri nella recente storia del pianeta. Basta osservare l’elenco degli anni più caldi da due secoli a questa parte per rendersene conto: 2003, 2001, 2007, 1994, 2009, 2000, 2008, 1990, 1998 e 1997. Fanno sei annate di questo decennio e le restanti degli anni ’90. Non male.
Se, come me, avvertite una “remota” sensazione di pericolo e ritenete che sia giunto il momento per (tentare di) fare qualcosa “dal basso”, senza aspettare le decisioni “dall’alto” (che hanno, si sa, i loro tempi …), vi potrebbe tornare utile sapere che oggi, 10 dicembre 2009, si festeggia per la prima volta il Terra Madre Day.
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Il clima, l’emissioni dell’agricoltura e il Convegno della Biodinamica
Beh, se non inquieta un novembre così ditemi cosa inquieta. È vero che, in tema di climatologia, basarsi sul locale per trarre una conclusione più estesa sulle temperature di questi giorni è una (non) tecnica neanche da prendere in considerazione, ma visto che queste temperature “primaverili” sembrano comuni a tutta la Penisola, confermate dai mezzi di informazione e da testimonianze dirette sul territorio, è facile farsi prendere dal peggior pessimismo. Se negli ultimi anni, a un ottobre passato tutto o quasi in t-shirt, seguiva un novembre che, già nei primissimi giorni del mese, faceva registrare un repentino abbassamento delle temperature, quest’anno del freddo non se ne vede neanche l’ombra, e siamo già al 25 di novembre…
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