Un po’ di notizie, prese in giro, apparse sui media nei giorni scorsi che parlano di piante, stili di vita, clima, ambiente. Come sempre, quando si parla di clima, prevalgono pessimismo e allarmismi e anche se ogni tanto spuntano i negazionisti (questa volta in casa nostra, con tanto di mozione in Senato da parte di alcuni esponenti della maggioranza) tutte le altre notizie riportano rapporti, studi e ricerche che arrivano sempre alla stessa conclusione: cambiare rotta.
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Piante che migliorano l’ambiente domestico: l’Areca
Volete una pianta capace di assorbire sostanze tossiche pericolose come la formaldeide, lo xilene o il toluene e che al contempo umidifichi con efficacia l’ambiente, rendendo per esempio una casa con l’aria troppo secca (durante l’inverno situazione tutt’altro che rara) più vivibile e salutare? Ok, ho la pianta che fa per voi: si chiama Chrysalidocarpus lutescens ed è più comunemente nota come Areca.
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Piante che migliorano l’aria: la Sansevieria
Ieri è apparsa una notizia interessante: uno studio/esperimento condotto in India, dimostrerebbe l’efficacia che hanno (almeno) tre piante nel restituire aria di buona qualità negli ambienti chiusi come case e uffici.
All’interno dei 4.600 metri quadri del Paharpur Business Centre di Nuova Delhi, oltre alle 300 persone che ci lavorano, sono ospitate qualcosa come 1200 piante. Avete letto bene, negli ultimi 15 anni infatti hanno convissuto un lavoratore ogni quattro piante e i risultati sono a dir poco notevoli: per i lavoratori, che hanno visto diminuire drasticamente disturbi come l’irritazione agli occhi (-52%), le emicranie (-24%), i problemi respiratori (-20%), i danni polmonari (-10/12%) e l’asma (-9%) e per l’ambiente, dato che è stato calcolato un risparmio del 15% di energia per aver fatto a meno dell’aria condizionata negli uffici.
Al Paharpur Business Centre sono talmente orgogliosi del fatto che sul sito internet è possibile consultare una tabella che riporta il Materiale Particolato Sospeso (SPM) e la CO2 all’interno dell’edificio insieme agli stessi valori ma a New Delhi con risultati ovviamente a sfavore dell’aria cittadina.
Le protagoniste di questo piccolo grande miracolo, le piante capaci cioè di migliorare l’aria che respiriamo, le nostre migliori amiche e alleate contro malanni e inquinamento sono Chrysalidocarpus lutescens, Sansevieria trifasciata e Epipremnum aureum. Di quest’ultimo, il pothos, ho già parlato, sull’Areca ci torneremo sopra, oggi vorrei concentrarmi sulla terza pianta, bellissima e tutto sommato facile da coltivare: la Sansevieria.
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Alghe, bottiglie riciclate ed energia a impatto zero
Prendete un po’ di bottiglie di plastica, quelle dell’acqua minerale per intendersi, collegatele fra loro con qualche tubicino, sigillate il tutto con guarnizioni e nastro teflon e riempitelo di acqua. Adesso procuratevi delle alghe insieme a un normalissimo fertilizzante liquido con buona percentuale di azoto. Dove trovate le alghe? nello stagno ovviamente! Non avete uno stagno? cercatele sulla rete. Una volta trovate le alghe unitele al fertilizzante e poi aggiungetele alle vostre bottiglie unite e mettete tutto al sole: signore e signori, avete appena costruito il vostro primo bioreattore per la coltivazione delle alghe economico e artigianale.
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Notizie verdi, notizie nere
Se siete tra i pochi che hanno creduto alla notizia secondo la quale i ghiacci del Polo Nord sarebbero in netto aumento è l’ora di tornare con i piedi per terra: lo scienziato interessato alla vicenda ha smentito la notizia così come è stata riportata da tutte le agenzie del pianeta, nata da un malinteso durante un’intervista con un blogger. Dal fatto emerge la schizofrenia a cui è soggetta l’informazione globale, visto che un’involontaria inesattezza si è diffusa istantaneamente in tutto il pianeta tramite tv, giornali e internet, ma soprattutto si capisce come notizie prive di fondamento vengano usate nella guerra tra chi nega i cambiamenti climatici e chi pensa che il nostro pianeta sia sull’orlo del baratro.
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Se il governo se ne frega dell’ambiente andate a Terra Madre
Riporto alcune notizie di questi giorni:
• nel suo nuovo rapporto il WWF denuncia che i cambiamenti climatici sono più veloci anche delle peggiori ipotesi previste dagli scienziati e che il taglio delle emissioni di CO2 proposto (20% entro il 2020) è insufficiente, serve almeno del 30%;
• secondo un gruppo di biologi dell’Università della California a Santa Barbara siamo dentro alla sesta estinzione di massa e per arginare la perdita del 50 per cento delle specie è stato condotto uno studio internazionale sugli ecosistemi delle praterie allo scopo di determinare a quali piante concedere la priorità di conservazione;
• una normativa dell’Ue mette al bando una serie di pesticidi dannosi per la salute e per l’ambiente nonostante il provvedimento metta a dura prova la produzione di tulipani olandesi che dei pesticidi fa un massiccio uso;
• uno studio di Sun Microsystem sancisce che il telelavoro fa risparmiare di media 5400 kilowattora all’anno (e 1700 dollari di carburante…) con indubbi vantaggi per il pianeta e auspica che sempre più aziende (la Sun vanta il 56% di “telelavoratori”) adottino questa politica.
Potrei andare avanti ancora con altre notizie del genere, che riportano dati, studi, normative e abitudini che vanno tutte nella stessa direzione: la salvaguardia del Pianeta. In uno scenario del genere, dove finalmente la sensibilità generale inizia ad abbracciare certe tematiche, la posizione tenuta dal governo italiano alla riunione dei capi di stato europei in corso a Bruxelles appare come minimo clamorosamente stonata.
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Gli alberi: piantiamoli, ci aiuteranno
Leggo, nel prezioso sito di Le Scienze, un articolo riguardante l’efficacia delle foreste per quanto riguarda l’assorbimento del carbonio. Secondo uno studio condotto da un gruppo di ricercatori dei Paesi Bassi e basato su simulazioni al computer gli alberi potrebbero avere un ruolo significativo nel rallentare la presenza di CO2 nell’atmosfera nel corso del XXI secolo. Read More
Più biossido di carbonio più voracità per i parassiti!
(Foto: David Basagni)
Le Scienze (Edizione Italiana di Scientifica American) pubblica un interessante articolo su un esperimento effettuato dall”Università dell’Illinois a Urban-Champaign sul rapporto tra CO2 e la pericolosità dei parassiti.
Stando ai risultati dello studio sembra che all’aumentare di biossido di carbonio aumenti anche l’aggressvità dei parassiti nei confronti delle piante, effetto particolarmente cruento per quanto riguarda i bruchi dei coleotteri come la Popillia japonica e la Diabrotica virgifera. Sembra anche che, dato il maggiore contenuto di carboidrati (dato che l’aumento di CO2 accelera la velocità di fotosintesi, aumentando di conseguenza la concentrazione di carboidrati nelle foglie rispetto alle sostanze azotate) i parassiti ne traggano beneficio in termini di aumento della durata vita.
Brutta storia, non c’è che dire, visto che ci attendono parassiti ancora più agguerriti cercheremo di scrivere di rimedi efficaci (e naturali!) per non farsi cogliere di sorpresa!