OGM sì, OGM no, e se i MAS mettessero tutti d’accordo?


Il dibattito sugli OGM, si sa, non prevede molte adesioni al partito dei moderati: di solito o si è a favore o si è contro. Le posizioni poi sono in genere inconciliabili. Da un lato i favorevoli sottolineano che, grazie alla loro (presunta) resistenza a parassiti e malattie e alla loro alta produttività, gli Organismi Geneticamente Modificati possono avere un ruolo fondamentale nella lotta alla fame e alle carestie, oltre a favorire l’abbandono dell’utilizzo di pesticidi e veleni vari; dall’altro i contrari che denunciano proprio la loro inefficacia nel resistere agli attacchi, presentano studi che proverebbero la loro potenziale pericolosità per la salute degli esseri viventi e soprattutto esprimono forte preoccupazione per l’imprevedibilità delle conseguenze che potrebbero scaturire dall’interazione tra il loro codice genetico e quello degli organismi naturali. Nonostante l’opinione favorevole di buona parte della comunità scientifica e delle ultime decisioni prese in sede europea l’adozione degli OGM non convince gli Stati singoli e molti Paesi tra i quali Austria, Germania, Lussemburgo e la stessa Italia hanno adottato misure restrittive che di fatto rendono impossibile la loro coltivazione. Insomma la controversia è sempre più accesa e fino a oggi tra i due schieramenti sembra impossibile un compromesso. Fino a oggi, perché da un po’ di tempo gli scienziati di diversi Paesi, tra i quali il nostro, stanno sviluppando una tecnica detta Marker Assisted Selection (MAS) che promette di mettere tutti d’accordo.
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UE, stop alla moratoria sugli Ogm, via libera alla patata transgenica

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E così, dopo il mais, ecco che arriva anche la patata Ogm: l’Efsa, l’autorità dell’Unione europea che si occupa della sicurezza alimentare, ha dato il via libera alla coltivazione nel territorio europeo di Amflora, una patata modificata geneticamente che verrà impiegata in ambito industriale per prodotti come carta e adesivi e per la produzione di fertilizzanti e di mangimi per animali.
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Mais OGM in Italia, ok dal Consiglio di Stato, i pro e i contro alla sentenza (e minisondaggio)

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Riassunto della situazione: Silvano Dalla Libera, imprenditore agricolo friulano e vicepresidente di Futuragra, ha chiesto l’autorizzazione per coltivare mais geneticamente modificato in Italia al Ministero delle politiche agricole alimentari e forestali e, non ricevendo risposta, ha allora chiesto al Tribunale amministrativo regionale (T.A.R.) e poi al Consiglio di Stato che ha infine emesso una sentenza che sancisce la legittimità di coltivare OGM a patto che siano varietà approvate dall’Unione Europea.
Vediamo le reazioni a questa decisione.
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Orto che passione! Italiani popolo di agricoltori amatoriali

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Nomisma anticipa uno studio condotto in collaborazione con la rivista “Vita in campagna” che verrà presentato in occasione della Fieragricola di Verona (in programma per gli inizi di febbraio) e che fotografa il fenomeno degli “hobby farmer”, o agricoltori amatoriali, nel nostro paese arrivando alla conclusione che quella di coltivare l’orto è una passione molto diffusa tra gli italiani.
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Donne, una dieta ricca di frutta e verdura vi preserva dalla depressione!

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Ennesima conferma, se ce ne fosse ancora bisogno, che una dieta ricca di frutta e verdura è quanto di meglio si possa seguire per la salute e il benessere del nostro corpo. E gli effetti di questo benefico regime alimentare arrivano anche a condizionare aspetti della nostra salute che fino a poco tempo fa gli studiosi non ritenevano direttamente legati all’assunzione di cibo, come per esempio la salute mentale. L’ultima conferma infatti arriva da una ricerca dell’Università di Melbourne secondo la quale mangiare prevalentemente frutta e verdura aiuta le donne a difendersi dall’ansia e dalla depressione.
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Trattori su Roma, Florablog solidale con gli agricoltori

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Nel silenzio quasi totale dei media, e quindi nell’indifferenza generale (a parte i romani che ieri, tra Fao e proteste varie, hanno visto il traffico della Capitale andare completamente in tilt), centinaia e centinaia di agricoltori provenienti da tutta Italia stanno manifestando a Roma per chiedere al Governo un aiuto concreto per contrastare la gravissima crisi che sta colpendo il settore.
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È solo un’impressione o l’agricoltura in Italia sta davvero morendo?

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Viviamo in tempi confusi, almeno per quanto riguarda l’informazione. Da un lato, grazie all’incredibile numero di news quotidiane proveniente dai vari media, è possibile farsi un’idea, più o meno completa, di come vanno realmente le cose; dall’altro, la stessa miriade di dati rischia però di creare, nel cittadino moderno, una certa equiparazione tra le varie notizie che si confondono, a prescindere dalla loro importanza, le une con le altre e che si perdono nell’oceano di informazioni in un meccanismo che può portare a una sorta di assuefazione alla gravità dei fatti e soprattutto a far perdere di vista il quadro d’insieme.
Prendete per esempio la notizia pubblicata ieri dalla Confederazione Italiana Agricoltori: Annata agraria 2009: crolla la produzione, costi alle stelle, prezzi sui campi in picchiata, meno investimenti e redditi tagliati. E per le imprese c’è rischio di chiusura. Messa lì, nel flusso di news quotidiano, questa grave notizia diventa una notizia come le altre ma se la inquadriamo nel giusto contesto e le affianchiamo altre notizie simili la situazione cambia drasticamente. Per sperimentare la cosa, sempre restando sull’argomento, basterà scrivere su un motore di ricerca a caso la parola “agricoltura” seguita da “crisi”, “prezzi”, “produzione”, “euro” e altre keywords del genere per ottenere come risultato le notizie degli ultimi mesi simili a quelle che riporto di seguito e farsi così un’idea dell’estrema gravità in cui versa l’agricoltura nel nostro paese. Perché, parafrasando Umberto Eco, “due allarmi non spaventano, 100 allarmi terrorizzano“.
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Ecco come le piante si riconoscono tra di loro

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Che le piante fossero in grado di riconoscere gli individui della stessa specie e cambiare strategia di crescita in base ai vicini (più competitiva con le piante estranee, più tollerante con le “sorelle” della stessa specie) è noto da almeno un paio di anni, da quando cioè Susan Dudley, biologa dell’università di McMaster (Ontario), ha pubblicato nel 2007 una ricerca che prova come esemplari di Cakile edentula sviluppino un apparato radicale decisamente più esteso se coltivate accanto a piante diverse, radici che al contrario registrano una crescita molto più modesta se ad affiancarle ci sono esemplari della stessa specie. Lo studio della Dudley avanza però solo delle ipotesi per quanto riguarda i meccanismi di tale comportamento sui quali fa ora luce una nuova ricerca svolta da alcuni botanici dell’Università del Delaware.
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