Al genere Linum, della famiglia delle Linacee, appartengono circa 200 specie. Oggi in questo post, parliamo del Linum usitatissimum, conosciuto fin da tempi antichissimi, perché utilizzato addirittura in epoca preistorica per le sue fibre e i suoi semi. La pianta – probabilmente originaria delle zona compresa tra il Golfo Persico, il Mar Caspio e il Mar Nero – è una pianta erbacea annuale che cresce spontanea ma che può anche essere coltivata; ha un fusto eretto con foglioline lanceolate molto tenere di colore verde, i fiori sono piuttosto grandi con 5 delicati petali di colore azzurro, gli stami sono gialli, mentre la radice è a fittone.
Le parti utilizzate in fitoterapia sono i semi maturi essiccati che danno un olio non volatile (acido linolenico, acido linoleico ed acido oleico), proteine, una piccola percentuale di mucillagini e i lignani. I semi di Lino contengono anche una modestissima percentuale di glucosidi cianogenetici (1%) che possono rilasciare per idrolisi acido cianidrico, anche se successivamente inattivato a livello gastrico. Una piccolissima parte di glucosidi viene invece trasformata in tiocianato, tossico solo ad alte dosi. Read More
Borragine, luci e ombre: no a infusi e tintura madre, usiamo l’olio estratto dai semi
La Borragine (Borago officinalis) appartenente alla famiglia delle Borraginaceae, è una bellissima pianta erbacea annuale dal fusto eretto e carnoso, alta sino a 80 cm., che si trova praticamente dappertutto con i suoi fiori stellati blu dagli stami quasi neri. Ha frutti (acheni) che contengono dei semi di piccole dimensioni da cui si ricava l’importante olio di borragine. La pianta, ritenuta nella medicina popolare depurativa, diuretica e disintossicante, in realtà non dovrebbe essere più utilizzata a scopo curativo, né come infuso né come succo o tintura madre, dato che le foglie e i fiori della Borragine contengono, in alcune fasi del suo sviluppo, alcaloidi pirrolizidinici, epatotossici (può causare danni simili a quelli della cirrosi) e carcinogenetici (licosamina, amabilina, supinidina, tesinina e durrina). Il Ministero della salute ha stabilito con un decreto che fiore e foglie della Borago officinalis non sono ammessi negli integratori alimentari. Sconsigliabile anche l’uso in insalate, se non in minime quantità. Della pianta è possibile utilizzare soltanto l’olio estratto dai semi, ricco in acidi grassi polinsaturi, omega-3, ma soprattutto omega-6, quest’ultimo dotato di proprietà antinfiammatorie, indicato nella patologia dermatologica a componente allergica. Read More
Lupino, un nuovo aiuto per il cuore
Dopo i ceci, la soia, le lenticchie e i piselli, torniamo a parlare di legumi con un nuovo ingrediente utilizzato dalle industrie alimentari e dietoterapiche, innanzitutto perché non contiene glutine: il lupino (Lupinus luteus).
Appartenente alla famiglia delle leguminose, il lupino ha origini antichissime, i suoi semi sono stati ritrovati nelle piramidi egizie e Maya. Le prime coltivazioni risalgono a circa 4000 anni fa, sia nell’area del Mediterraneo, che nelle zone del Sud America. Il lupino era conosciuto anche da Greci e Romani, e nel 460 a.C. Ippocrate ne esalta le sue proprietà e la sua digeribilità. Interessante la sua composizione chimica: nei semi si trovano un alcaloide (lupanina 1%), acido citrico e acidi organici, resine, olio, fitina, lecitina, lupeolo, albumina, galattosio e arginina. Il lupino contiene degli alcaloidi affini al gruppo della sparteina. Recentemente è stato oggetto di una lunga sperimentazione, che ha coinvolto nutrizionisti e alimentaristi, allo scopo di offrire maggior qualità nutrizionali soprattutto alle persone affette da celiachìa. Durante questi studi sono venute alla luce altre proprietà benefiche molto interessanti, riguardanti soprattutto il cuore. Read More