Ieri, durante un vero e proprio diluvio, vado in un ufficio per lavoro e al suo ingresso trovo una novità: di corsa per l’acqua a catinelle noto, al lato della porta, un bel vaso alto un metro e mezzo al cui interno una composizione di Echinocactus grusonii, (notoriamente conosciuto come “cuscino della suocera“) fa bella mostra di se. Appena entrato, incuriosito dalla nuova presenza, chiedo subito lumi facendo notare che una pianta del genere, fuori dall’edificio e a pochi giorni dall’inverno, ha poche possibilità di sopravvivere. Dapprima non facendo caso ai mezzi sorrisi scaturiti dalle mie osservazioni, mi sento rispondere, con malcelato scherno, frasi del tipo “ma quella è una pianta speciale”, “vedrai se sopravvive…” vive per sempre!” e via dicendo. Noncurante delle avvisaglie insisto con i miei consigli, parlando delle caratteristiche di questa bellissima pianta e di come tentare di coltivarla (non sono un espertone dell’argomento ma conosco chi la coltiva con discreto successo). A questo punto, tra le risate generali, mi si avvicina uno e mi fa: “caro il mio Florablog la pianta all’ingresso non può morire perché è una pianta finta!”
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