In questa stagione, rispetto a quella dell’anno scorso (anno della Biodiversità), non ho sponsorizzato né piantato varietà di pomodoro particolarmente strane. L’esperienza passata infatti è stata caratterizzata da luci e ombre: devo dire che tutte sono riuscite piuttosto bene ma le piante “strane” hanno in generale manifestato una tendenza ad ammalarsi molto più spiccata rispetto a quelle comunemente coltivate, e questo a parità di trattamento; con poche eccezioni infatti i pomodori presentavano vistosi sintomi di malattie fungine che i loro vicini più comuni non avevano, nonostante i trattamenti a base di prodotti rameici fossero stati somministrati in egual misura. Le uniche due varietà a non subire particolari danni sono state il piccolo e simpatico Spoon e il buonissimo Feuerwerk, puntualmente riseminati anche quest’anno; per quest’ultimo mi sarebbe davvero dispiaciuto registrare una qualche debolezza perchè a mio modestissimo parere è un pomodoro davvero buono che ha anche l’indubbio vantaggio di presentare una buccia veramente sottile e un’ottima produttività, caratteristiche che hanno spinto anche la cerchia di “ortolani” che conosco a riproporne la coltivazione anche quest’anno.
Oltre a queste due, l’unica eccezione alla coltura di varietà convenzionali e di sicura resa è un pomodoro che molti di voi conosceranno ma che per me rappresenta una novità anche se solo per quanto riguarda la sua coltura diretta perché il nero di Crimea è piuttosto famoso e da qualche tempo anche periodicamente al centro delle informazioni sulla nostra salute.
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